Margot ha paura del buio. E’ terrorizzata
dall’oscurità, dall’incognita del nulla. Dall’oltre. Nelle sere d’estate spalanca
le finestre per catturare il bagliore dei lampioni e della luna che danza sui
tetti della città. Certe sere la luna si inabissa cedendo il proscenio alle
stelle, oppure si nasconde dietro grappoli di nuvole, poi riappare…uno spicchio
dopo l’altro, fino a brillare come una perla d’acqua di mare.
Margot ha trascorso notti senza
fine a scrutarla, mentre i minuti ticchettavano sull’involucro della mente, scivolando
verso le ore. E non c’era pace. Solo il tormento del mancato riposo. L’insonnia
le mordeva lo stomaco, le tirava i capelli, lacerando la sua lucidità. Avrebbe
voluto sprofondare nell’oblio, spazzare via i pensieri o addirittura fare a
pezzi la memoria, fonte del disagio interiore che non la lasciava vivere.
Ma cos’è un essere umano senza memoria? Solo
una sagoma, un’ombra fugace.
Non c’è black-out che tenga.
L’inconscio sussurra, fa tornare a galla scorie d’esistenza che avevamo rimosso,
chiuse nei cassetti del passato. La luna le indicò la via: “Se vuoi salvarti,
torna indietro”. La consapevolezza
sarebbe stata, dunque, la chiave di volta.
Quella notte Margot sfidò le sue paure, dichiarò guerra ai demoni dello
spirito. Era sopravvissuta in punta di piedi, rimanendo in silenzio, senza mai
urlare. Ben presto avrebbe imparato a sputare la rabbia addomesticata nel
torrente della risalita.
Si.
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