LE TRE CITTA' |
Capitammo nelle grinfie di un
tassista indemoniato. In preda alla fretta, il nostro accompagnatore si mise al
volante guidando senza criterio per le strade di Sliema. Quando arrivammo a
Bugibba baciai l’asfalto. Era notte fonda. La città dormiva. I lampioni disegnavano
il profilo di casupole diroccate, consumate dal tempo. Quasi avessero
rappresentato, nel secolo scorso, un precario riparo dal fuoco nemico.
Bus maltese |
Al risveglio, l’isola di Malta
svelò il suo volto. Dai vecchi autobus gialli (oggi fuori uso), Lupin osservava
il paesaggio scolpito nelle colline, che un passo alla volta scivolava fino a
raggiungere la Bahia
di Saint Paul.
La stessa che avremmo ammirato nei giorni seguenti dalla Torre
Rossa, punto di osservazione privilegiato a nord dell’isola.
Saint Agatha Tower |
Acqua limpida e sabbia finissima fanno della spiaggia di Mellieha un lembo di terra riservato ai cultori
dell’ozio. Eppure alle 14.30, sotto la calura di luglio, incuriosita dalle
geometrie e dai colori del santuario che svettava dall’alto, decisi che quella
sarebbe stata la tappa successiva del nostro viaggio. Lupin si armò di
pazienza, e cercò di mettermi in guardia, consapevole delle mie scarse
possibilità fisiche: “Sei sicura di volerci andare adesso? La chiesa può sembrare
vicina, ma in realtà bisognerà percorrere almeno due chilometri a piedi, e per
di più in salita”.
Saint Paul Bay - Spiaggia di Mellieha (sullo sfondo il santuario) |
L’animo da escursionista mi
spinse verso l’ardua impresa, e così dopo un tempo indefinito di marcia sotto
il sole, ci trovammo faccia a faccia con “Nostra signora di Mellieha”, il santuario
dedicato alla Vergine, da sempre meta di pellegrinaggi.
Io e Lupin formiamo una coppia di pellegrini atipici, poco sensibili al culto religioso, ma affascinati dalle linee architettoniche e dai panorami vista mare/lago. Fianco a fianco abbiamo percorso lunghe maratone in giro per l’Europa, calpestando la neve o agitando ventagli ricamati a mano, a caccia di qualche cupola da immortalare.
Cadice - Andalusia |
Dopo
Malta, sarebbe accaduto a Cadice, nell’estate del 2012: camminammo oltre un’ora
sospinti dal vento dell’Oceano Atlantico, sulle tracce della cattedrale barocca
che domina Costa de la Luz ,
in Andalusia.
“Oh my god, questo ci arriva
addosso”. Lupin superò l’impaccio iniziale nelle ore successive, affrontando i
sorpassi a destra con gran dimestichezza. E però, al rientro in Italia, ebbe un
pizzico di difficoltà nel recupero della sua postazione di guida.
Finchè la barca va, lasciala
andare… da quella barca che ci portò sul meraviglioso isolotto di Comino sarei
scesa dopo un paio minuti, se solo avessi potuto. Ma il desiderio rimase irrealizzato. Nel mio stomaco
si scatenò il maremoto. La tramontana non ebbe alcuna pietà e mi flagellò per
trenta minuti di fila all’andata, raddoppiando il carico al ritorno. Lo
spettacolo della Blue Lagoon ha senz’altro ripagato quelle atroci sofferenze,
ma in un’altra vita attenderei la bonaccia prima di ripetere l’esperienza.
Circondata da promontori rocciosi
(e dunque riparata dalle raffiche di vento), la laguna è un’oasi cristallina,
da esplorare a piedi nudi a contatto con la natura selvaggia. Lupin mi prese in
parola…lasciammo la caletta e ci tuffammo in mare per il remake di “Laguna
Blu”, il film del 1980 diretto dal regista Randal Kleiser.
Negli abiti succinti
di Christopher Atkins e Brooke Shields, raggiungemmo a nuoto l’altro versante
della laguna. A poche bracciate dal traguardo, fu Lupin a trascinarmi fino alla
riva. Il promontorio era lì davanti a noi. Ci chiese di sfidarlo. In compenso avrebbe donato ai coraggiosi scalatori una delle viste più suggestive dell’arcipelago dei Cavalieri.
Attraversammo a piedi nudi i sentieri di terra rossa fino a toccare la cima. Il
cuore del Mediterraneo pulsava sfavillante sotto i nostri occhi.
Blue Lagoon |
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