L’incantesimo si è rotto. Aprirà le danze una storica compagna
d’avventure, con la quale ho condiviso infanzia, adolescenza, gioventù e
l’approssimarsi della vecchiaia. Gli occhi si fanno lucidi: per l’emozione, per
i ricordi che si susseguono e per la consapevolezza che quel giorno avrò la
fatica nelle gambe e il solleone in testa. Con il passare delle ore il trucco
si scioglierà, l’acconciatura cederà e la magia della bellezza svanirà.
Possibile che riesca a vedere sempre il lato negativo delle cose? Lo sanno
tutti, sono maestra nelle lamentele.
Non farò nomi nel racconto di
questa storia, in osservanza alla privacy. C’è stato un tempo in cui si
piangeva per amore, mentre i falò ardevano sulla spiaggia e l’amico accanto
vomitava l’anima dopo aver tracannato birra e vodka (per non parlare di colei
che in piena notte cercò il bagno a tentoni, parlando con il muro). Ho visto
cose che voi umani… è tutto lì, nella scatola di una memoria ferrea, che ogni
tanto fa tornare a galla episodi leggendari. Ho persino assistito a un
“regolamento di conti”, una crudele “vendetta”: porto ancora negli
occhi la bulletta di periferia che si scaglia rabbiosa contro la sua presunta
rivale, ovvero la mia amica, che vigliaccamente non ho saputo difendere. Ecco,
ho confessato. Ma questa è un’altra storia.
La nostra adolescenza è trascorsa
in un luogo incantato, chiamato da tutti “villa”. Simpatie e antipatie
concentrate nel perimetro che porta da una fontana a un tabacchino, tra un
calzone fritto e un’occhiata alla statua della Madonna. E’ lì che abbiamo avvertito
i primi sussulti, è lì che siamo cresciute e cresciuti. Da ragazzini, al calare
della sera, si ballava il rock and roll e si rideva a perdifiato in quello
spicchio di Sud. Si saliva a bordo degli scooter, rigorosamente senza casco,
quando i cellulari neppure esistevano. Il mio primo “telefonino” è stato un
Alcatel One Touch (viola). Era il 1999. Da lì cominciammo a tempestarci di
squilli, a inviare sporadicamente sms per organizzare le feste di San Martino e
Capodanno, con il sottofondo der Piotta che cantava “Supercafone”.
Pufff, catapultati nel 2015. Più
social che mai, e tuttavia ancorati alla realtà. E’ tempo di assumere il
portamento da wedding planner e di aprire le selezioni. Che selezioni? Cercasi
cavalieri per il grande giorno. Aitanti e intelligenti. Per di più avremo un
ruolo d’onore… le amiche della sposa: dunque serve l’abito adatto, un tacco
vertiginoso e un sorriso smagliante.
Come direbbe qualcuno, hashtag
#ansia. Spread love!