tag:blogger.com,1999:blog-73308321496893834962024-03-13T07:56:28.117-07:00LA VOCE DEL GIORNALAIO - Cronache di vita surrealeCosa nasconde il mondo dell'informazione? E chi sono i suoi abitanti? C'è vita oltre il piccolo schermo, il web e la carta stampata? I giornalisti hanno mai avuto un'infanzia?
La voce del giornalaio cercherà di rispondere a questi ed altri interrogativi.
N.B. OGNI RIFERIMENTO A PERSONE O COSE E' PURAMENTE CASUALE.Unknownnoreply@blogger.comBlogger25125tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-25218252043297345652015-09-27T03:28:00.000-07:002015-09-27T05:10:39.671-07:00LE AMICHE DELLA SPOSA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyulrQXstn548SMYrWk88uqDAuMTJtxiamoCzLERUwxtq1mJbIIfs30NIqLoH2EndcJhcC1G_cFzClad8NvOvhTppA0jj_LABFFUTJFa1wTwIHvOh59CnSxxWgRFkrFn_4NunnRs-Vswc/s1600/fot.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="230" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyulrQXstn548SMYrWk88uqDAuMTJtxiamoCzLERUwxtq1mJbIIfs30NIqLoH2EndcJhcC1G_cFzClad8NvOvhTppA0jj_LABFFUTJFa1wTwIHvOh59CnSxxWgRFkrFn_4NunnRs-Vswc/s400/fot.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">L’<a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2015/06/vivo-di-emozioni.html" target="_blank">incantesimo</a> si è rotto. Aprirà le danze una storica compagna
d’avventure, con la quale ho condiviso infanzia, adolescenza, gioventù e
l’approssimarsi della vecchiaia. Gli occhi si fanno lucidi: per l’emozione, per
i ricordi che si susseguono e per la consapevolezza che quel giorno avrò la
fatica nelle gambe e il solleone in testa. Con il passare delle ore il trucco
si scioglierà, l’acconciatura cederà e la magia della bellezza svanirà.
Possibile che riesca a vedere sempre il lato negativo delle cose? Lo sanno
tutti, sono maestra nelle lamentele. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">Non farò nomi nel racconto di
questa storia, in osservanza alla privacy. C’è stato un tempo in cui si
piangeva per amore, mentre i falò ardevano sulla spiaggia e l’amico accanto
vomitava l’anima dopo aver tracannato birra e vodka (per non parlare di colei
che in piena notte cercò il bagno a tentoni, parlando con il muro). Ho visto
cose che voi umani… è tutto lì, nella scatola di una memoria ferrea, che ogni
tanto fa tornare a galla episodi leggendari. Ho persino assistito a un
“regolamento di conti”, una crudele “vendetta”: porto ancora negli
occhi la bulletta di periferia che si scaglia rabbiosa contro la sua presunta
rivale, ovvero la mia amica, che vigliaccamente non ho saputo difendere. Ecco,
ho confessato. Ma questa è un’altra storia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">La nostra adolescenza è trascorsa
in un luogo incantato, chiamato da tutti “villa”. Simpatie e antipatie
concentrate nel perimetro che porta da una fontana a un tabacchino, tra un
calzone fritto e un’occhiata alla statua della Madonna. E’ lì che abbiamo avvertito
i primi sussulti, è lì che siamo cresciute e cresciuti. Da ragazzini, al calare
della sera, si ballava il rock and roll e si rideva a perdifiato in quello
spicchio di Sud. Si saliva a bordo degli scooter, rigorosamente senza casco,
quando i cellulari neppure esistevano. Il mio primo “telefonino” è stato un
Alcatel One Touch (viola). Era il 1999. Da lì cominciammo a tempestarci di
squilli, a inviare sporadicamente sms per organizzare le feste di San Martino e
Capodanno, con il sottofondo der Piotta che cantava “Supercafone”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">Pufff, catapultati nel 2015. Più
social che mai, e tuttavia ancorati alla realtà. E’ tempo di assumere il
portamento da wedding planner e di aprire le selezioni. Che selezioni? Cercasi
cavalieri per il grande giorno. Aitanti e intelligenti. Per di più avremo un
ruolo d’onore… <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2014/05/nate-sotto-il-segno-della-zitella.html" target="_blank">le amiche della sposa</a>: dunque serve l’abito adatto, un tacco
vertiginoso e un sorriso smagliante. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">Come direbbe qualcuno, hashtag
#ansia. Spread love!</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-80507200077512142752015-06-24T03:17:00.001-07:002015-06-24T04:09:08.322-07:00TUTTA COLPA DI FREUD?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKO6yJhIPkTibaI29pnKy5mmAwDmzeawTzF9Rax1h8kwqKbkPnSZXF0PcGyuiCbcvq9E2yINxPAvneLBFBaw2emk5yeGOazypK-0BeKCO6JOCayohgu4Wf4Z4WX-mlhkU2ETayDfD2k28/s1600/streghe.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKO6yJhIPkTibaI29pnKy5mmAwDmzeawTzF9Rax1h8kwqKbkPnSZXF0PcGyuiCbcvq9E2yINxPAvneLBFBaw2emk5yeGOazypK-0BeKCO6JOCayohgu4Wf4Z4WX-mlhkU2ETayDfD2k28/s320/streghe.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">“Vivo di emozioni”. Cito un mio caro amico che ogni estate snocciola
perle di saggezza, creando veri e propri tormentoni. Piuttosto oserei dire che
“viviamo di illusioni e delusioni”, date e ricevute. Questo vale per la gente
che frequento. Da sempre. Un nucleo variabile di donne e uomini affetti da sbalzi
d’umore, tendenzialmente insoddisfatti e psicolabili. Bipolari. Siamo uno
nessuno e centomila, moltiplicati per X. E’ una condanna, ma si cerca di
sopravvivere su questo angusto spicchio di pianeta, dove il sole sbuca con una
certa frequenza dandoci la parvenza di un domani migliore. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Unica consolazione,
perenne e immutabile, resta il mare, al quale ci affidiamo in base alle
indicazioni della rosa dei venti, ovvero in base alle movenze dei miei tendaggi
casalinghi, che hanno generato una degna erede del colonnello Giuliacci. Ionio
o Adriatico? Manda un whatsapp e riceverai il bollettino meteo completo, in
tempo reale. Il caldo dà alla testa, ne sono consapevole, ma questo stato d’animo
collettivo ha origini più remote e profonde. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Era una notte buia e tempestosa. In cielo guizzavano fulmini
e saette, mentre un covo di streghe si riuniva per un sabba straordinario convocato
all’ultimo minuto, ai piedi della “Scisa de Campi”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">“Quelle <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2014/05/nate-sotto-il-segno-della-zitella.html" target="_blank">ragazzette</a> e
i loro amici meritano una lezione” si levò stridula la voce della più anziana,
bramosa di vendetta. “Semi di cicoria, sangue di pipistrello, polvere di
meteorite… dono alla banda degli irriverenti peripezie, turbolenze e una buona
dose di colite/gastrite”. Il malocchio, oramai, pendeva sulle nostre teste,
colpevoli di aver suscitato uno dei peggiori sentimenti: l’invidia. Mesi prima,
le figlie di Crudelia non avevano visto di buon occhio il successo amoroso e
professionale di un membro del gruppo, oggi
residente in Inghilterra insieme alla sua pulzella dagli occhi blu. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Fu l’inizio di una serie di disavventure sentimentali e
lavorative: l’incantesimo sconvolse le nostre esistenze, già provate dalle
numerose ansie ereditate da bisnonni e affini. Lisa si innamorò di un marinaio
americano, che veniva a trovarla ogni estate con la solita fandonia del
matrimonio, puntualmente rimandato di anno in anno. Luca, alla soglia dei 40,
adescava 20enni su Internet per le sue serate da eterno Peter Pan in discoteca,
mentre Andrea puntava sulle over, le cosiddette milf, tra le cui braccia si
sentiva amato e protetto. Paola e Chiara alternavano momenti di singletudine a
lunghe fasi di stabilità di coppia, turbate all’improvviso da colpi di fulmine devastanti o da crisi interiori mai risolte. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Intanto il mondo continuava a
girare: orde di coetanei si giuravano amore eterno, procreavano una o più volte.
Accantoniamo l’imperfetto. Questo accade ancora oggi, e in maniera più insistente:
i matrimoni degli altri fioccano; capita ogni tanto di essere chiamati in causa
come invitati, di dover sborsare denari che di questo passo non verranno mai “restituiti”.
E giù di super alcolici per dimenticare in fretta. Per dimenticare in primis la
fatica comportata dalla scelta del vestito da cerimonia (traffico, parcheggio,
commesse invadenti, bancomat che langue), per dimenticare i fallimenti degli
ultimi 30 anni, e per provare a riderci sopra. Ché in fondo questo è il male
minore, e prima o poi l’incantesimo si spezzerà. Forse.</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-38628379534325198242015-02-22T06:59:00.001-08:002015-02-22T09:53:51.203-08:00L'ORA DI ATTUALITA'<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNavIpPk30vWMm10eb_Xxh1cUU7jSJk7jc2s3qA8uWGU58LqLV0Wy1usvYBFOFGQDi2Z9agiV6O4Het-rvkc9-OMNCG30YpMsXN96MaLlS1aAkSwddcrQIb3yDqY5jPQWhgYKR5b4FNP4/s1600/scuola-Costantino-Soz-Trepuzzi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNavIpPk30vWMm10eb_Xxh1cUU7jSJk7jc2s3qA8uWGU58LqLV0Wy1usvYBFOFGQDi2Z9agiV6O4Het-rvkc9-OMNCG30YpMsXN96MaLlS1aAkSwddcrQIb3yDqY5jPQWhgYKR5b4FNP4/s1600/scuola-Costantino-Soz-Trepuzzi.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ho smesso di masticare
chewing-gum e messo il lucchetto alla “centrale dello spaccio” che per anni ha
foraggiato Vigorsol e Vivident. Un tempo distribuivo confetti al mentolo tra i
banchi di scuola senza pretendere alcun compenso. Sembravamo esseri ruminanti
con una voragine allo stomaco che innescava gli spasmi tipici della fame chimica. A un passo dalla dipendenza cronica, giunse la crociata indetta dalla “Papessa
Rossa”, docente di lingua e letteratura italiana, femminista convinta nonché
anti-fascista, la donna che ha formato e incoraggiato la mia vena scribacchina.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">“Chi mastica durante la lezione
paga”, ammonì dalla cattedra sgranando i suoi occhi azzurri, limpidi e perfetti
come il cristallo. Era bellissima. Raffinata e carismatica. Quello sguardo
severo e al tempo stesso materno ci conquistò sin dal primo giorno. I suoi
metodi didattici “rivoluzionari”, fuori dagli schemi, furono una palestra di
vita nella quale imparammo a combattere i pregiudizi e la discriminazione,
imparammo a sognare e a liberare la mente. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLMaW_DGQGtkTo8ztYFWXMjzHxOSRosOr3pA_AeTx-kNp1m8ZwdfXWpgNFfxEygnUng8pla6A-QbWrDSjf9yRGda-1Q-m4AgitP7bvOxNel1FGiIa1T6Jq_nowfwlgrKGmMVtVabvAPV4/s1600/ragazzi-media.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLMaW_DGQGtkTo8ztYFWXMjzHxOSRosOr3pA_AeTx-kNp1m8ZwdfXWpgNFfxEygnUng8pla6A-QbWrDSjf9yRGda-1Q-m4AgitP7bvOxNel1FGiIa1T6Jq_nowfwlgrKGmMVtVabvAPV4/s1600/ragazzi-media.jpg" height="227" width="400" /></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Giacché la scuola non è uno sterile
contenitore di nozioni da imparare a memoria, né una pila di libri da sfogliare
distrattamente. La scuola è molto di più. E noi lo scoprimmo insieme ad una maestra
esemplare. Scoprimmo l’importanza di collegare gli eventi storici al presente,
di osservare e analizzare il mondo oltre il recinto delle nostre case. E
naturalmente a sputare quella maledetta cicca. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Qualcuno provò a bluffare,
nascondendola sotto la lingua o appiccicandola sul palato, ma il chewing-gum
detector era infallibile. Ci sgamava sempre. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">“Colpito e affondato!”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">“Professoressa, ma io…”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">“Le regole vanno rispettate”
ribatteva senza dare possibilità di replica all’alunno colto in flagranza di
reato. “Come ben sapete il codice della scuola punisce i trasgressori con una
sanzione cibaria. Sei condannato ad offrire un pacco di biscotti ai tuoi
compagni.”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Le sue punizioni erano dolci ed
aggreganti. Il momento della distribuzione dei biscotti diventava un intervallo
extra, l’occasione per sorridere insieme e riflettere sul vizietto che
funestava generazioni di studenti e che la prof provava a debellare a colpi di
zucchero e farina.<o:p></o:p></span><br />
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">In quegli anni parcheggiammo la
noia fuori dalla porta, sulla quale un buontempone aveva scritto: “Lasciate
ogni speranza voi che entrate”. Varcata quella soglia trovammo l’entusiasmo di
imparare, di leggere e scrivere. Ogni settimana attendevo trepidante l’ora di
attualità, fissata per il venerdì. Prima di recarmi a scuola entravo in
edicola, compravo il giornale e lo infilavo nello zaino. Era un modo per
familiarizzare con i quotidiani locali e nazionali, per cimentarsi nella
stesura di un articolo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="color: #073763; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">“Cosa spinge un gruppo di ragazzi a lanciare dei sassi
da un ponte?” mi chiesi mentre la penna scivolava sul foglio bianco. Era quella
stessa noia che noi cercavamo di mettere al bando, avventurandoci nel racconto
delle notizie. Provammo anche l’ebbrezza di realizzare un tg: in piedi davanti
alla cattedra, ci alternavamo nel resoconto di fatti e curiosità. Ombrello
nella mano sinistra e un finto microfono nella destra, interpretai l’inviata sotto
la pioggia: dal red carpet della <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2015/01/signore-e-signori-solar-system.html" target="_blank">scuola media “Papa Giovanni XXIII” (di Trepuzzi)</a>,
scimmiottando Anna Praderio, annunciai la struggente storia del “Re Leone”.</span></span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-24395249173910141942015-02-05T06:33:00.002-08:002015-02-05T06:33:31.172-08:00L'ALTRA SPONDA DELL'ADRIATICO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhljlbGUugzPv-xS-Ku6Bcbm8fGV7ZhKcjJEdVRYi700M_NTn4uTyekXx_I2MA5_MqVhIT5u-WF8NxZ6JQIfcrhBdwhIj_E5ZPdgkWLDPAlYlYDGfMdAh6XzAeqxbnzJXYcq_mHAcYYlfE/s1600/sbarco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhljlbGUugzPv-xS-Ku6Bcbm8fGV7ZhKcjJEdVRYi700M_NTn4uTyekXx_I2MA5_MqVhIT5u-WF8NxZ6JQIfcrhBdwhIj_E5ZPdgkWLDPAlYlYDGfMdAh6XzAeqxbnzJXYcq_mHAcYYlfE/s1600/sbarco.jpg" height="290" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">L’odore del giaciglio su cui
trascorse la notte lo tenne ancorato alla terra natìa con la stessa intensità
di un cordone ombelicale. In quei fili di paglia era impregnata l’essenza delle
montagne che mai avrebbe potuto dimenticare. Dall’altra sponda dell’Adriatico,
molti anni dopo, Josif imparò a distinguere ogni singola cima tra una catena di
profili evanescenti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">La notte degli addii fu insonne e
infinita, sebbene la stanchezza fermasse il respiro. Josif e la sua famiglia
camminarono a lungo prima di trovare rifugio in un vecchio capanno disabitato.
Avevano abbandonato la casa di Elbasan giorni prima per intraprendere il sentiero della salvezza, dopo
essere stati ridotti in miseria da un impietoso regime dittatoriale. Nell’ultimo
mezzo secolo, lo Stato aveva costretto il Paese delle Aquile in una gabbia di
ferro, isolandolo dal resto del mondo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Josif aveva 13 anni quando nel
1991 iniziò a correre verso la libertà. Al suo fianco c’era l’ombra di Dimitri,
l’esile bambino cresciuto nella fattoria accanto, rimasto orfano nel 1989
subito dopo la caduta del muro di Berlino. Le vallate dell’Albania costituivano
oramai l’ultima roccaforte del regime comunista, le cui fondamenta erano pronte
a franare rovinosamente. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Quella notte Josif recitò le sue
preghiere a bocca socchiusa. Un profondo squarcio nel tetto di legno lasciava
filtrare il chiarore siderale. Assiepata sotto le stelle, la famiglia Laze si
preparò a rivoluzionare la propria esistenza. Il cammino indicato dal cielo era
nebuloso e pieno di incognite. Nelle tenebre balenavano come falene sguardi e
silenzi, fino a che non sopraggiunse l’alba ad irrorare di riflessi viola e
turchese il paesaggio circostante. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Gavril, il capofamiglia, aveva
lavorato sodo una vita intera, prendendo esempio dagli adulti della sua tribù,
uomini dalle spalle larghe e dalla testa dura come quella di un mulo: ogni
notte intorno alle tre, si alzava in punta di piedi per nascondere una moneta
in un luogo segreto della casa; contravvenendo alle regole della dittatura, era
riuscito a mettere da parte un gruzzolo di denaro che sarebbe servito per
raggiungere l’Italia. “Un giorno ti porterò a vedere la città eterna” ripeteva
da tempo Gavril alla sua secondogenita, Miriam. Una bimba con occhi profondi,
accentuati da sopracciglia scure che al sole brillavano come crine di
cavallo. Le piaceva fantasticare, e al pari di altre ragazzine della sua età
sognava il Bel Paese, ammaliata dalle immagini di un mini televisore in bianco
e nero che trasmetteva i programmi della Rai.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">“Spegni quell’apparecchio” la
redarguiva puntualmente sua madre con un velo di rassegnazione. Anjeza non
apprezzava lo stile italiano, a suo parere troppo frivolo e superficiale, assai
lontano dai valori con cui era cresciuta: su tutti l’incrollabile fede in Dio.
“Sono nata in Albania per volere divino, e nessun uomo potrà privare questo
paese della speranza” ripeteva con i pugni serrati. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Tuttavia era giunto il momento di
oltrepassare il confine. “Partiamo” le aveva annunciato il marito nelle
settimane che precedettero il grande esodo. “Lasciamo l’Albania per sempre. Ho
messo da parte dei risparmi per la traversata via mare”. Anjeza rimase
impietrita. Guardò dalla finestra e d’un tratto rivide i volti che avevano
popolato la sua infanzia riaffiorare oltre i vetri. Mise quei ricordi in
valigia alla rinfusa, trascinandoli con sé verso la baia di Valona.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Il barcone li attendeva sulla
banchina del porto, al levar del sole. Era il giorno dell’esodo che avrebbe
segnato la storia dell’Adriatico. Come una colonia di formiche, migliaia di
persone si trascinavano disorientate, in attesa di imbarcarsi sui pescherecci corrosi dalla salsedine. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Miriam si aggrappò impaurita alla
giacca del padre, mentre Josif indicava la rotta con la stessa sapienza di un
nostromo e s’affannava a scrutare un orizzonte avaro di indizi, dietro il quale
si celava il salvifico approdo: la Terra d’Otranto.</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-53927632002773728392015-01-12T08:26:00.002-08:002015-01-14T03:19:21.275-08:00MOMENTI DI GLORIA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrbNXy4GEcL_aKXRP3TpbuJIbXpotRzE0pUNOPwLCbjUhiKIE5bhu9z73MDgh_RY_P8J_o5O4ldgwtFRvhLBdw92qZOrH2fnTa5YtSlxld3pkLNZYe86HFdcIZTkOFLk68B-tP0Pl8mhA/s1600/majorette.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrbNXy4GEcL_aKXRP3TpbuJIbXpotRzE0pUNOPwLCbjUhiKIE5bhu9z73MDgh_RY_P8J_o5O4ldgwtFRvhLBdw92qZOrH2fnTa5YtSlxld3pkLNZYe86HFdcIZTkOFLk68B-tP0Pl8mhA/s1600/majorette.jpg" height="281" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;">“Signore e signori, The Solar System.” Applausi. Clap, clap, clap. Dal pulpito dei
comizi adattato a palcoscenico, il gruppo vocale nato tra i banchi di scuola
(diretto dal maestro con la passione per le chitarre e l’astronomia) si esibì
in un playback memorabile, dal quale presi le distanze a pochi giorni dalla
performance ai piedi di Largo Margherita. Il brano, di cui conservo
gelosamente il testo, era un inno alla resistenza giovanile, uno sprone alla
generazione X, “figlia di Tangentopoli e nipote della Prima Repubblica”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;">Titolo della hit: “Don’t let down”, incisa in italiano e in
inglese, tra le mura insonorizzate di un vero studio di registrazione,
arroccato nel Capo di Leuca. Lasciai agli altri membri del gruppo, ovvero ai
miei compagni di classe (mediamente intonati/stonati), l’onere del debutto in
piazza. La vergogna impedì il decollo della mia carriera canterina, che finì
per naufragare nei karaoke tra amici o, peggio ancora, nel salotto di casa sulle
basi del “Canta tu”. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;">Il maestro notò casualmente la mia “propensione canora”,
durante il classico precetto pasquale che da copione prevedeva l’esecuzione di
“Imagine” e “Another brick in the wall”, con una pronuncia corale da brividi.
Sia chiaro, se avessi avuto un talento reale, mi sarei iscritta a una scuola di
canto. Ero sì più intonata dei miei coetanei, ma mai avrei eguagliato gli acuti
di Giorgia. Per fortuna, dirà qualcuno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;">In quegli anni sperimentai pure l’ebbrezza di agitare pon
pon da majorette, al fianco di alcune inossidabili amiche di infanzia. Divisa verde,
per volere della Pro Loco, e tutte in marcia verso l’ignoto, al ritmo di
motivetti a stelle e strisce. L’adolescenza è una brutta bestia. Toglie il
senno, oltre alla bellezza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;">Ci avevo già provato da bambina, a incrociare qualche passo
di danza, quando partecipai alla quadriglia dei primissimi anni '90, che colorò
le strade del paese in occasione del Carnevale. Divertente, ma… voglio essere
sincera: l’attività motoria, dall’arte coreutica allo sport, non ha mai costituito il
mio punto di forza. L’unica materia in cui abbia preso un voto inferiore al 7
(oltre alla matematica), è sempre stata l’educazione fisica. Odiavo
quell’inutile lezione che mi costringeva ad indossare tuta e scarpe da
ginnastica. Schiappa a pallavolo, schiappa nel salto in alto. Una tortura
psico-fisica. Con una sola eccezione. La corsa ad ostacoli. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0c343d; font-size: large;">Ehm, a che ora suona la campanella?</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-58570576678637140312015-01-11T07:11:00.000-08:002015-01-11T07:11:45.420-08:00IO CANTO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2H0vXXZwo9SA_0Ozs0-iENHbkE_zbzNOR0NI8vQ0Tby5dXzUPwJKRveSF0Kp8o_Tb21aWaOaYHFJRlddSGA7uqJgrxRfwnhbTPaqp51OVAbEj5RJzH3rNAy_B4vK94vxWohW03Nd0ayQ/s1600/canto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2H0vXXZwo9SA_0Ozs0-iENHbkE_zbzNOR0NI8vQ0Tby5dXzUPwJKRveSF0Kp8o_Tb21aWaOaYHFJRlddSGA7uqJgrxRfwnhbTPaqp51OVAbEj5RJzH3rNAy_B4vK94vxWohW03Nd0ayQ/s1600/canto.jpg" height="400" width="306" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">L’essenziale è primeggiare. Lasciare il segno, e in fretta.
Con questa convinzione ho visto orde di persone sgomitare, parlare a sproposito
e dispensare falsi sorrisi, pur di raggiungere obiettivi in campo scolastico,
lavorativo, sociale. Qualcuno, machiavellicamente parlando, ci è riuscito.
Chapeau. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">Io ho sempre preferito dire la mia in un secondo momento, o
addirittura rimanere in silenzio, sopraffatta dall’eccesso di loquacità dei
miei simili. Circondata da mani alzate, pronte a dare dimostrazione di bravura,
di personalità, di ambizione e intraprendenza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">Tutto e subito. Vogliono tutto e subito, gli umani alla
ribalta, temerari e con le palle quadrate. “Dovresti osare di più, è questo il
tuo problema “ esclamò il Grande Capo con fare arrogante, nel corso di una
riunione che lasciava presagire il culmine della crisi aziendale. La tv era ai
titoli di coda, in pieno <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2014/07/dimissioni-contagiose.html" target="_blank">ammutinamento</a>. Una defezione dopo l’altra, che però
non avrebbe scalfito l’orgoglio imperiale e imperioso di Sua Maestà, il ‘biscione
salentino’, ideatore e fondatore del movimento “Apulia domus mea non est”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">Qualcuno, tuttavia, apprezzava i miei modi <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2014/08/san-lorenzo-e-la-figlia-di-piero-angela.html" target="_blank">pacati e sobri</a>. Il
Capo no. Lui che senz’altro ignorava la mia predilezione nei confronti della
parola scritta, proprio come quando a scuola storcevo il naso in prossimità
delle interrogazioni (vuoi mettere la serenità di una penna e di un foglio
bianco rispetto alla faccia inquisitoria del prof? ).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">Eppure la <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2014/05/esiliata-brindisi-benvenuta-poppita.html" target="_blank">tv</a> mi affascinava, e fu quella la sfida personale
intrapresa anni prima: placare la timidezza, che per anni mi aveva
rappresentata, mettendola a tacere a favore di un pizzico di sfacciataggine, di
sano egocentrismo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">L’ansia, mia compagna di vita, galoppava senza freni,
impedendo un’emissione vocale naturale. Percepivo, nelle <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2014/06/vengo-dopo-il-tg.html" target="_blank">prime dirette</a>, l’influenza
negativa di quella fottutissima paura, che dopo un po’ di tempo ho saputo
convertire in adrenalina. Tra 5 minuti in onda. Tachicardia. Sudorazione.
“Datemi un calmante, vi supplico!”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">“Ce l’hai fatta stupida fifona, ce l’hai fatta” pensai
guardandomi allo specchio nei mesi successivi. La scommessa era vinta. Con me stessa. Era la conquista di un
grammo di autostima, di sicurezza, contro quel vuoto che per troppo tempo aveva
causato la vertigine dell’anima. Accadeva già da bambina, da adolescente, lontano
da casa, durante un viaggio, fuori dal mio letto. Quel senso di inquietudine
dettato dalla novità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;"><br /></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-size: large;">Le vertigini vanno e vengono: è importante, però, imparare a
conviverci, come in una danza perenne che è sinonimo di lotta e sudore. L’essenziale non è primeggiare. L’essenziale
consiste nel compiere quei piccoli passi che segnano il nostro cammino.</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-45648326235849191112014-12-19T03:34:00.004-08:002014-12-19T03:43:56.566-08:00OGNI BENEDETTO NATALE<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTJuKl0AfAaie8Q8UnJjLKmwlAaLHPHsFQcZP04fUE1sEnmNS0juIWub_D-TpqtxKUd2tr1MdExzJp-P-i4oBr45qCK5K2r5dPO_crredVE2Qz4pW-wD4AcWTgHUAWcLOYpxc8IhFdhg8/s1600/Regali-di-Natale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTJuKl0AfAaie8Q8UnJjLKmwlAaLHPHsFQcZP04fUE1sEnmNS0juIWub_D-TpqtxKUd2tr1MdExzJp-P-i4oBr45qCK5K2r5dPO_crredVE2Qz4pW-wD4AcWTgHUAWcLOYpxc8IhFdhg8/s1600/Regali-di-Natale.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Venuto alla luce il Salvatore del
mondo, lo scambio dei regali assumeva puntualmente le sembianze di un
Portobello di bassa lega. Sul divano della casa presa in affitto cresceva
l’accozzaglia di cianfrusaglie, molte delle quali reperite last minute dalla cartoleria
dietro l’angolo. Ogni Natale la stessa scena. Lo stesso film. Regali fatti “con
il cuore” ad ogni singolo componente della comitiva, che per estensione era
equiparabile alla più numerosa tribù degli Aztechi mai riportata sui libri di
storia. Penne e matite erano in cima al paniere dei doni natalizi, insieme agli
immancabili e inutili portachiavi, dispersi da tempo per le strade del mondo, magari
stipati nei bidoni dell’immondizia. Sì, accadeva anche questo. Perché la
locuzione latina “De gustibus non est disputandum” non può essere ritenuta verità
assoluta. Soprattutto se ricevi in dono un qualsiasi oggetto non meglio
identificato, foderato con della carta da parati. Il kitsch non deve essere
giustificato in alcun modo. E’ spazzatura. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Servirebbe dunque un nuovo
pensiero filosofico, da diffondere tra gli abitanti del pianeta: non più il
riciclo di strenne di cattivo gusto da rifilare ai propri nemici, bensì il
divieto di acquisti orripilanti, al fine di incrementare il risparmio globale, con
buona pace dell’economista John Maynard Keynes, che ci ha inculcato il vizio di
spendere, trasformandoci in una massa di consumatori dalle mani bucate. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Qualche cambiamento, ringraziando
il cielo, c’è già stato: con il passare degli anni, siamo riusciti a ridurre la
cerchia degli eletti, portando la lista dei regali ad un numero ragionevole,
contribuendo così a ridurre i livelli di panico pre-natalizio che ci affligge
da sempre. Scusate, piccola parentesi. Mi sovvengono in questo istante i
bellissimi braccialetti ricevuti in dono da un caro amico emigrato nella
capitale, degni degli accessori di Barbie. Era il 25 dicembre del 2009 (?). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Tutto ciò avveniva, come di
consueto, tra le mura di una gelida catapecchia, che decoravamo senza particolare
slancio artistico, per una mera parvenza natalizia. I tappi degli spumanti
prendevano il volo insieme ad improvvise imprecazioni da osteria, dettate
dall’alcol o dalla rabbia scaturita da una disfatta al tavolo da gioco. La Casa
delle feste, in realtà, era una bisca. Memorabili le gesta di colei che barava
con destrezza, truffando chiunque le capitasse sotto tiro. Nessuna pietà:
l’imperativo era vincere. Che si trattasse del gioco del “Morto”, conosciuto
anche come “Asu ca fuce” (l’asso che fugge),
del Mercante in fiera, dei
mazzetti, o di quella diavoleria statunitense delle carte da UNO, l’effetto
sortito era sempre lo stesso: un gruppo di ludopatici pronti ad inventare
qualsiasi tranello pur di mettere in saccoccia il gruzzolo di monete custodito nel
bicchiere di plastica. “Scunzamuuuu!” Una voce si levò in preda all’ira
funesta, dopo un +4 rifilato dall’avversario (vedi regole del gioco UNO). Non
avrei potuto sopportare l’ennesimo fardello. Mi alzai dalla sedia e con uno
scatto felino misi fine a quella tortura mischiando le carte sul tavolo. “Che
abbia inizio una nuova partita.” Un vero coup de théâtre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Ma nessuno ha mai raggiunto i
livelli di colui che si ingegnava nel gioco del morto per rubare le vite ai
sopravvissuti. La sua condanna era morire prima degli altri. La nostra subire i
suoi stratagemmi. In molti ci sono cascati, aprendo bocca e cedendo la vita al
diabolico zombie. Sillabava offese provocando l’avversario, offriva birra e
cioccolatini, rubava borsette e cellulari estorcendo risposte telefoniche.
Litri di lacrime sono stati versati grazie alle sue trovate geniali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;"><br /></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #134f5c; font-size: large;">Ed eccoci, a pochi giorni dal
Natale, che coincide con un compleanno speciale, ancora una volta di
corsa, alla perenne ricerca del regalo
giusto. Il tasso di schizofrenia è alto, il portafogli sempre più vuoto. Tra
epurazioni e new entry, siamo sempre quelli che si ritrovano a mezzanotte per
lo scambio dei doni e degli auguri, tra
risate e baruffe. A proposito, ragazzi… che si fa a Capodanno?</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-80740779943083562902014-09-27T03:36:00.000-07:002014-09-27T03:36:13.230-07:00TREPUZZI, CITTA' DEL GIORNALISMO
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVqW6uMfmjnOCzICCr3HCZ3hBicFHwjkSwcsunMyERIEr2cFbElBJrZXU7rLJiSa2ScvziLdxYYuoOGp4G-z4ZyljH3mp0gYUKvFaUevo40gTDB7R4yJ2loycIr6ZUsfZhqfzOXFUCww/s1600/banner.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVqW6uMfmjnOCzICCr3HCZ3hBicFHwjkSwcsunMyERIEr2cFbElBJrZXU7rLJiSa2ScvziLdxYYuoOGp4G-z4ZyljH3mp0gYUKvFaUevo40gTDB7R4yJ2loycIr6ZUsfZhqfzOXFUCww/s1600/banner.jpg" height="186" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: Georgia;"><div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Trepuzzi che rinasce, su
più fronti. Grazie al fermento culturale e alle idee di giovani che non si
arrendono di fronte alla crisi e, nello specifico, di fronte alle difficoltà del comparto editoriale. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Dal 9 al 12 ottobre
Trepuzzi si trasformerà nella città del giornalismo, aprendo le porte ai
professionisti della penna e non solo, attraverso seminari, incontri formativi,
lezioni e workshop.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Dagli open data ai
social network, dalla trasparenza amministrativa alla partecipazione attiva dei
cittadini nella costruzione delle notizie, fino ai cambiamenti di un mestiere
che, in quanto tale, <em>non merita il trattamento di un hobby.</em> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Questi i temi delle
Giornate del Giornalismo, l’iniziativa ideata dal giornalista Lucio Lussi
dell’Associazione Culturale Fermenti Intraprendenti in collaborazione con la
Regione Puglia e l’Arti (Agenzia Regionale per la tecnologia e l’innovazione)
nell’ambito del progetto Laboratori dal Basso (azione della Regione Puglia
cofinanziata dall’Unione Europea attraverso il PO FSE 2007-2013).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">L’evento è patrocinato dal Comune di Trepuzzi,
dal Gal Valle della Cupa, dal Comune di Squinzano e dall’Associazione Amici di
Maurizio Rampino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Le lezioni e i workshop
saranno tenuti da docenti universitari, giornalisti ed esperti del settore,
presso l’aula consiliare del Comune di Trepuzzi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Tra i relatori interverranno Tommaso Labate
del Corriere della Sera, Paolo Bracalini de Il Giornale, Michele Mezza,
vicedirettore di Rai International, Federico Bastiani (fondatore della prima
realtà di social street), Marzia Antenore (docente di comunicazione alla
Sapienza di Roma), Ernesto Belisario (esperto di open data) e Sergio Talamo
(giornalista ed esperto di trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni) e un
nutrito gruppo di giornalisti locali (Marco Renna, Pierpaolo Lala, Mauro
Marino, Emilio Faivre, Vincenzo De Filippi, Salvatore Papa).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Le Giornate del
Giornalismo rappresentano, inoltre, un utile momento formativo. Ai giornalisti
che parteciperanno alle lezioni pomeridiane del 9 e dell’11 ottobre saranno
rilasciati i crediti formativi obbligatori dal 2014.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Numerosi gli eventi
collaterali. Il giornalista di Rai 3 Fulvio Totaro racconterà il giornalismo
agli alunni delle scuole medie ed elementari. Presso la libreria Fanny di
Trepuzzi, nella serata di venerdì 10 ottobre, si terrà la tavola rotonda “Il
Salento degli scrittori e dei poeti”. L’incontro sarà moderato da Mauro Marino
e vedrà la partecipazione di Luisa Ruggio, Osvaldo Piliego, Danilo Siciliano,
Simone Giorgino, Ada Fiore e altri.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Le Giornate del
Giornalismo si chiuderanno domenica 12 ottobre con il convegno “Un giornalismo
libero e indipendente: come costruire una professione autonoma dalla politica”.
Parteciperanno all’incontro il responsabile Comunicazione del Pd Francesco
Nicodemo, Stefano Cristante (docente dell’Università del Salento), Valentino
Losito (presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia), giornalisti,
parlamentari e amministratori locali. Il dibattito sarà moderato dal direttore
di TG Norba 24 Vincenzo Magistà.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 16pt;">Maggiori informazioni
sulla pagina Facebook (Le Giornate del Giornalismo). Iscrizioni alla mail:
giornatedelgiornalismo@gmail.com<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;">
</span></div>
</span><div class="MsoNormal" style="-ms-text-justify: inter-ideograph; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-31187867275105688562014-09-24T10:12:00.000-07:002014-09-25T01:54:11.883-07:00ERAVAMO ADOLESCENTI: STORIE DA TREPUZZI E DINTORNI<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfIx7JUXeWw5f43QunDM2POxzvz1KxdSyVdl2k-DQQudqzKhvuyGQflZ3snV0ynGhKzAF535ZDCHXGftTAu3HIdSXK9q3iTybr8pPg25wofvgC2kxi9yxpy7LoWyFgyvxZgzE736RL8Zw/s1600/sud.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfIx7JUXeWw5f43QunDM2POxzvz1KxdSyVdl2k-DQQudqzKhvuyGQflZ3snV0ynGhKzAF535ZDCHXGftTAu3HIdSXK9q3iTybr8pPg25wofvgC2kxi9yxpy7LoWyFgyvxZgzE736RL8Zw/s1600/sud.jpg" height="223" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">N.B. Foto post-adolescenziale</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Strani amori adolescenziali,
sbocciati ai margini del “Boschetto”, o sulle panchine di Largo Magherita,
alias “La Villa”, entrati di diritto nella leggenda come luoghi di rendez-vous
e chiacchiere, risate e cazzotti, di passioni nate sotto la luna, scandite dal
reggae dei Sud Sound System. Erano i tempi in cui Nando e i suoi compari iniziavano
a declinare l’aggettivo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Beddhra</i>,
omaggiando le muse ispiratrici <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dellu
Salentu. </i>Li vidi per la prima volta sul palco del vecchio campo sportivo, a
16 anni, reduce dalla prima delusione “sentimentale”, nel periodo “più
alcolico” della mia esistenza, quando con il resto della comitiva si
sperimentavano i cocktail acrobatici di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Vincenzino,</i>
in quel di Novoli. <o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"></span></span></span><br />
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Storie di andate e ritorni in
sella a uno scooter o a bordo di una Renault 5 prossima alla demolizione, con
le amiche di sempre, quando lo studio matto e disperato veniva interrotto
dall’atteso squillo del cellulare. </span></span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<br />
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"></span></span></span><br /></div>
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Storie di rock and roll all’aperto e <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di Pasquette finite rotolando sull’asfalto,
dopo l’olimpionico lancio della focaccia sul lunotto, di bicchieri traboccanti
di Canei a San Martino o a San Lorenzo (che fine ha fatto il Canei, amaramente
sostituito dalla Tennent’s?). <o:p></o:p></span></span></span><br />
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">E ancora, la musica che avremmo
voluto ascoltare dal vivo, ma che ingiustamente ci è stata negata, perlomeno agli albori
dell’adolescenza. Un fatto riprovevole, rimasto impresso come una cicatrice nella
memoria di molte mie coetanee: l’annullamento del concerto di NEK, al secolo
Filippo Neviani, organizzato allo stadio Vittorio di Trepuzzi, nel lontano
1997. Ero pronta, eravamo pronte, davanti agli insormontabili cancelli col
biglietto in mano, ad assistere alla perfomance del nostro idolo dagli occhi di
ghiaccio. </span></span></span><br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9Fp9r4TrB-3tGGLph3JDptSVf6cfexNS70wpzQ212hZb1XvcpFSMBvYqv6lKWHwK-LkM85kLtaud5QsZsy59SFgXxDd9FF3TU-7YJtCo5yFmb36xdORIpgRebajJfRjJkALdSnZrcz6I/s1600/nek.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9Fp9r4TrB-3tGGLph3JDptSVf6cfexNS70wpzQ212hZb1XvcpFSMBvYqv6lKWHwK-LkM85kLtaud5QsZsy59SFgXxDd9FF3TU-7YJtCo5yFmb36xdORIpgRebajJfRjJkALdSnZrcz6I/s1600/nek.jpg" height="320" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La copertina del disco incriminato</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Lo avevamo sognato per mesi, dopo aver imparato a memoria le tracce
del suo ultimo lavoro “Lei, gli amici e tutto il resto”, su tutte “Laura non
c’è” e “Cuori in tempesta”. Disco acquistato a Ferragosto, in versione cassetta
tarocca (dalla bancarella di C********A), e ascoltato più volte nell’Audi 80 di
mio padre, mentre il resto della famiglia faceva il bagno nelle acque di Riva
degli Angeli.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">“Nek, perché non <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ci sei tu</i>, Nek?” Fummo sull’orlo di una
crisi isterica. Accadde senza preavviso. Palco sprofondato? Compenso non accordato?
La faccenda rimase avvolta nel mistero. Con un’unica triste conseguenza: <em>il concerto
non s’ha da fare.</em> </span></span></span><br />
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Semmai, ci avrebbero rimborsato il costo del biglietto, 36.000
lire, unico sollievo in quella valle di lacrime. Abbiate pietà, eravamo solo delle
QUATTORDICENNI!<o:p></o:p></span></span></span><span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Segue…<o:p></o:p></span></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<o:p><span style="font-family: Calibri;"> </span></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<o:p><span style="font-family: Calibri;"> </span></o:p></div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-67068234503500015932014-09-24T02:37:00.004-07:002016-03-27T05:29:12.102-07:0030 MARZO 1983<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhb5FsVuHJAZifLs3U8z6YELi8m5e5K69-B4ySmduTfJP1c6H2-cb4CqCzuN5KStKO_d7Ef2GmNktcazCfjSkYyuIMOm-uNgxG1I_ViOG95pNOM6U8rVB1jmwGLeOL8c4r3pyR0aUV3xVU/s1600/me.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhb5FsVuHJAZifLs3U8z6YELi8m5e5K69-B4ySmduTfJP1c6H2-cb4CqCzuN5KStKO_d7Ef2GmNktcazCfjSkYyuIMOm-uNgxG1I_ViOG95pNOM6U8rVB1jmwGLeOL8c4r3pyR0aUV3xVU/s1600/me.jpg" width="245" /></a></div>
<o:p><span style="color: #0b5394; font-size: large;"></span></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Mi abituai a vivere circondata da
donne vestite di nero: intorno a me, era il colore predominante. Nel primo
nebuloso anno di vita distinguevo i volti familiari in base a ciò che
indossavano.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Il perché lo avrei scoperto
alcuni anni dopo. Non ricordo con esattezza l’istante di quella rivelazione,
giacché ci sono momenti dell’infanzia di cui si ha una consapevolezza sfocata, appartenente a un altro mondo. Eppure costituiscono un’incrollabile
certezza della propria esistenza.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Il mio facciotto, da cui
spuntavano occhi grandi e rotondi, prediligeva il contatto con figure femminili
avvolte in abiti scuri, e andava schivando le sagome colorate. <o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Era così da quel <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2014/05/le-conseguenze-della-primavera-parte.html" target="_blank">mattino di primavera</a> in cui la terra si era dipinta di polvere rossa caduta dal cielo. Il
giorno della mia nascita innescò un incendio di emozioni, che avrebbe lasciato
focolai lungo la strada per un tempo indefinito.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Nessuno aveva osato raccontare la
verità. Nessuno ebbe la forza di lacerare le calde viscere materne con la lama
tagliente del dolore. Un dolore inspiegabile, irrazionale, che stritola
l’anima. Un tiro mancino pianificato dalla sorte, o forse un’atroce casualità.
La vita che si scontra con la morte. O la morte che cede il passo ad una nuova
creatura, in una staffetta esistenziale voluta chissà da quale dio. Quel dio a
cui non ho mai stretto la mano, per rabbia, per mancanza di fede.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Le lacrime di gioia divennero
lacrime amare. C’era un uomo provato dalla sofferenza lungo il viale di casa,
che con un incedere lento, con l’inconfondibile <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>suono di passi strascicati, accompagnava la
sua sposa verso il riposo eterno. C’erano anche i suoi figli, il più giovane
appena diciottenne, disorientato tra lo sciame di parenti. All’appello mancava
Aurora, la più giovane delle figlie femmine, diventata madre poche ore prima.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">“Maria Pia, chiamala Maria Pia, come tua madre…”<o:p></o:p></span></span></span></i></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Mentre il mio nome era stato
deciso e scritto, la terra si accingeva ad accogliere le spoglie di nonna. <o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Il 30 marzo, il giorno della mia
nascita, coincise con la sua morte. Il cuore fragile di una donna gentile e
buona, cessò di battere, poco dopo aver appreso la notizia del lieto evento. Un
infarto impietoso, più aggressivo rispetto al precedente, se la portò via
durante la corsa in ambulanza. Nel suono della sirena si spense il suo ultimo
alito di vita, si spense la bellezza di una nonna che non ho mai conosciuto, fu
scritto il capitolo di una figlia che non ha potuto dire addio alla madre. <o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Lo scoprì al rientro dall’ospedale,
dopo aver raggiunto la vecchia casa di via Mazzini.
Aurora esplose in un urlo e pianse singhiozzando, senza tregua, senza riuscire
a trovare pace. Viveva il lutto fra lo strazio e il tormento di un’ingiustizia
divina. Ma la sua forza era sorprendente. E il suo amore nei miei confronti non
ha mai vacillato, nonostante il trambusto iniziale. <o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Fu la prima a togliersi di dosso
quegli abiti neri, per riportare il sole sul mio viso. Anche se le nuvole, si
sa, vanno e vengono. Come nel giorno del mio compleanno, da bambina, quando
nonno mi stringeva a sé piangendo, cercando tra i miei capelli l’odore della
moglie. O quando, nel momento in cui spegnevo le candeline, un prete celebrava la
consueta messa commemorativa. <o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Nel mio destino c’era quel nome
composto, Maria Pia, legato a quel preciso evento. Oggi, da adulta, ritrovo il
nero nel buio della notte. In compenso, il mio guardaroba è pieno di abiti dai
colori vivaci, come la stagione che mi ha messa al mondo.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
</div>
</div>
<span style="font-family: "calibri";"></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"> <span style="font-family: "times new roman";">
</span></span></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "calibri";"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: "times new roman";"></span></span></span></span><br /></div>
</div>
<span style="font-family: "calibri";">
</span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-51782934550771153152014-08-04T09:18:00.002-07:002014-08-04T09:29:06.135-07:00SAN LORENZO E LA FIGLIA DI PIERO ANGELA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiinhVzW2PjgY4bY3b659rMXKI5Avr1UvMlqOpC0KBTIwuwrRYpR7I9qzbwcoe2kN59BhbOGOMMHzNrbXzFE3b0a9eD091EIkryEAFECiUs5av8HOfU5xaUjkwlOpy0CDDMNyXJR5p6A9o/s1600/angela.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiinhVzW2PjgY4bY3b659rMXKI5Avr1UvMlqOpC0KBTIwuwrRYpR7I9qzbwcoe2kN59BhbOGOMMHzNrbXzFE3b0a9eD091EIkryEAFECiUs5av8HOfU5xaUjkwlOpy0CDDMNyXJR5p6A9o/s1600/angela.jpg" height="248" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">La maestra mi affidò il copione:
“Vestirai i panni di una giornalista e intervisterai i tuoi compagni di classe”.
Dal palco della scuola elementare di via G. Elia andò in scena la mia prima “diretta”,
la puntata zero de “La figlia di Piero Angela”, un viaggio nei meandri della
lingua italiana, colorito dalle esilaranti incursioni dialettali degli "opinionisti". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Indossavo una giacca beige e la
classica gonna plissettata in voga negli anni ‘90. Ombretto blu elettrico in
pendant con la gonnella e orecchini floreali lontani anni luce dai canoni della
sobrietà. Imperdonabile scelta della stylist di fiducia, mia madre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Era tutto scritto, segnato a
caratteri cubitali nei registri della V C. Destino ineluttabile. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">15 anni dopo, al fianco dello
stakanovista dal cuore d’oro Santo Frisella, avrei registrato una sequela di
puntate nei panni della figlia di Piero Angela. Titolo della trasmissione: “LE
MAGIE DEL SALENTO”, curata da Belen Rarez e condotta da cinque giornaliste alle
prese con la storia, la musica popolare, l’archeologia e la gastronomia locale.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">“Ecco alle mie spalle la montagna
del diavolo, un luogo avvolto dalle suggestioni di misteriose leggende”… <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">“Santo, ti prego, rallenta…
stiamo andando a 180!”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">“Tranquilla, è tutto sotto
controllo. Devo fare in fretta, altrimenti non riuscirò a girare i prossimi
servizi. Alle 14 ho appuntamento a Carovigno e alle 17 a Leuca.”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">“Si, ho capito, ma non voglio
rimetterci la pelle, intesi?” <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">E così, puntualmente, accennava
una frenata per poi ripartire più veloce di prima. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Io, Santo e la telecamera, a
spasso per il Salento, sotto il sole di luglio o sotto il gelo di febbraio,
sulle tracce di immagini sacre, di racconti e raccolti della terra, tra
contadini dalle mani ruvide e musicisti pizzicati dalla taranta. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">“Sei così chiccosa” commentava la
Rarez dopo la messa in onda delle puntate, quelle poche volte in cui non
piovevano i rimproveri del Grande Capo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Nella notte dei desideri avrei finalmente accantonato per qualche ora le folli corse, le estenuanti giornate lavorative e
le stroncature via sms. Avrei osservato lacrime luminose cadere dal cielo.
Salvo imprevisti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">E l’imprevisto, sovente, piomba
sulla scrivania con la velocità di un asteroide, quando meno te l’aspetti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">“Luana è in ospedale, dovrai
sostituirla nella diretta di Oria”. La fumosa Oria, città medievale che ogni
anno a Ferragosto ospita il torneo dei rioni… sfida cavalleresca finalizzata
alla conquista del palio e preceduta, a San Lorenzo, dal corteo storico che
rievoca i fasti di Federico II.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">In un modo o nell’altro, è sempre
colpa di Federico II. A nulla valsero le mie suppliche. Trascorsi la notte del
10 agosto tra la folla in delirio per due fantocci reali a cavallo, pescati
dalle melodrammatiche fiction del Biscione. Dopo Walter Nudo, reduce dalla
vittoria sull’Isola dei Famosi (già celebre per aver interpretato il ruolo di
Cupido ai tempi di “Colpo di fulmine”), quell’anno fu il turno di un attore
dagli occhi cerulei, di cui francamente non ricordo il nome.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg027PH6nk3T9q7VrZAU_tyK5_BpYKgTbb4yp4YDyu6ixzkwVWGbHYA0aY_kp1f5rUOC4quEeZk0kaj2N1lf_D4nEamXQXI_hahs-C646O8YcvcAEwZoSoF0wELi0upm29denivYRn3k0w/s1600/corteo.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg027PH6nk3T9q7VrZAU_tyK5_BpYKgTbb4yp4YDyu6ixzkwVWGbHYA0aY_kp1f5rUOC4quEeZk0kaj2N1lf_D4nEamXQXI_hahs-C646O8YcvcAEwZoSoF0wELi0upm29denivYRn3k0w/s1600/corteo.JPG" height="240" width="320" /></a></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"> <o:p></o:p></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Nella mia testolina scorrevano le
immagini di falò e grigliate in riva al mare, di romantici bagni notturni,
mentre accanto alla regia mobile sfilavano animali esotici d’ogni genere:
elefanti, pappagalli e pitoni gialli, senza dimenticare dame agghindate dalla
testa ai piedi, fachiri e giullari di corte. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Fu una notte senza stelle
cadenti, costrette a spegnersi sul nascere. Fu così che i desideri più
reconditi naufragarono tra la fiumana di gente che aveva invaso i vicoli di
Oria, condannandomi ad un San Lorenzo senza la melodia delle onde sulla
battigia, amaramente sostituita dal frastuono di trombe medievali. </span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-35412782597121511042014-07-01T03:09:00.000-07:002014-07-01T03:17:29.082-07:00DIMISSIONI CONTAGIOSE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGBJKsm-BH7WhQVs1oAH4roajMIN1FSHRoftxG6PPPZQY5Fh9nKnFPZUiqcPqPrGk4cBsq4TH2stB0qfkkVd7Q_IfZF7RulOLCqXyG_usGVvE82jNqSHtz9vNSjQ-a0Lf0d16frmkM1eg/s1600/tv.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGBJKsm-BH7WhQVs1oAH4roajMIN1FSHRoftxG6PPPZQY5Fh9nKnFPZUiqcPqPrGk4cBsq4TH2stB0qfkkVd7Q_IfZF7RulOLCqXyG_usGVvE82jNqSHtz9vNSjQ-a0Lf0d16frmkM1eg/s1600/tv.png" height="320" width="300" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Libera, finalmente libera». Emma
aveva trascorso dieci lunghissimi anni tra le mura di Canale Lombardia,
combattendo contro i mulini a vento: un direttore spocchioso, un paio di
colleghi senza scrupoli, un numero imprecisato di straordinari non pagati,
omicidi da documentare agli orari più improbabili. Tutto scorreva in un caos
collaudato e abitudinario, mentre la sua vita andava in frantumi. Relazioni
sociali azzerate, a pranzo un panino e, nottetempo, qualche briciola di riposo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Una mattina d’estate,
l’illuminazione. Lo scatto d’orgoglio e coraggio. «E’ ora di cambiare
direzione» ordinò alla sua immagine riflessa nello specchio. Picchiettò sulla
tastiera del computer, digitando la formula magica. Infilò un tubino colorato e
scese di corsa per le scale. Salì in metro per raggiungere Piazza Duomo,
sfoggiando un sorriso serafico. L’ufficio postale era poco distante. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Devo inviare una raccomandata
veloce» comunicò con voce decisa allo sportellista.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«E’ per un provino televisivo?»
chiese l’impiegato, incuriosito dal destinatario.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«No, mi dimetto!» replicò Emma.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Evidentemente ha molta fretta,
la raccomandata veloce le costerà quasi 10 euro» commentò l’omino delle poste.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Proprio così, è un gesto
liberatorio, sarei disposta a pagare tutto l’oro del mondo» chiosò, tirando
fuori la banconota.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«In bocca al lupo, signorina».
Emma lasciò l’ufficio postale e a passo spedito si fece largo tra i pochi
sfortunati rimasti in città, mentre il caldo milanese diventava sempre più
asfissiante. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">L’orologio segnava le 10 del
primo luglio. Luca attendeva impaziente l’arrivo della collega sbirciando dalla
finestra di Corso Buenos Aires. D’un tratto vide sbucare l’agognata sagoma,
ignaro della sua decisione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Sono esausta, Luca, lascio la
redazione. Torno a Lecce».</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Il navigato giornalista dall’accento
bolognese, che per le vie di Milano aveva rincorso impavidamente politici di
ogni specie, impallidì, accasciandosi sulla sedia. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Non è possibile» biascicò
tramortito. «Come farò a portare avanti la baracca da solo? Tra una settimana
ho l’aereo per Cuba, come farò, come farò?». Non ci fu alcuna risposta. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Luca ed Emma erano gli ultimi
sopravvissuti della redazione milanese, assieme al regista/cameraman/montatore
italo-americano, Johnny, uno e trino. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">L’estate del 2012 aveva innescato
una diaspora tra i cronisti di Corso Buenos Aires. In tre avevano abbandonato
la nave, salpando per nuove avventure editoriali. Era solo l’inizio di una
lunga stagione di dimissioni a cascata. Un effetto domino senza precedenti. La
libertà è contagiosa, come la voglia di ricominciare, di tornare ad essere
padroni della propria vita. Dopo il forfait di Emma, nelle settimane successive
giunse la notizia di nuove dimissioni dalle sedi periferiche di Como e Pavia. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">La giornalista salentina era
tornata nella sua terra e in pochi giorni aveva recuperato la serenità persa
nei meandri della Padania. Il sole e l’odore del mare l’avevano ritemprata
nell’animo, dandole l’opportunità di ricominciare. Johnny la contattava con una
certa frequenza, lamentandosi della <i>solita
vita del cazzo</i> che era costretto a subire alle dipendenze del Capo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Vattene Johnny, cosa aspetti? »</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Al momento non ho alternative,
però credo di essere agli sgoccioli»</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Forza amico, bastano pochi
grammi di coraggio!»</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Bussò alla porta un altro
inverno. Milano era imbiancata dalla neve, il Salento vessato da incessanti
piogge. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Emma riusciva a sbarcare il
lunario grazie ad alcune collaborazioni giornalistiche e con un part-time da
addetto stampa. Nel tempo libero leggeva, scriveva e si dedicava all’equilibrio
del corpo e della mente. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">In primavera la natura si
rigenera, per poi raggiungere l’apice nel corso dell’estate. Johnny lo
aveva capito. Finalmente. Era giunto il momento di cambiare pelle. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Emma, sono pronto…mi dimetto» annunciò
il cameraman/regista/montatore. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Buona vita amico, stai facendo
la cosa giusta».</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">“L’informazione non è un hobby”,
recitava uno slogan qualche tempo fa. E non c’è crisi che tenga. Il rispetto
dei lavoratori è la prima regola. Gli "schiavi", nell’ambito del giornalismo e di
qualunque settore professionale, non fanno che alimentare le ambizioni dei
padroni. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Emma e Johnny hanno scelto di essere liberi.</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-29525438720473883492014-06-24T05:54:00.001-07:002014-06-24T06:18:19.700-07:00EDIZIONE STRAORDINARIA: UN TG PER UNA TRENTENNE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLDq2663w7yU3O1E3oQmk3OfVVy8iXqWzZ8mTox0KBN5tZeKJiVWocLtwdrNtGDviCWh8pthJaxr_c45c9_z7Xj6S8p4T74o096VqW8MeR_DApkENMrwspjjo0p7SzXX2KAoMLpQzyu60/s1600/179240_1811356764814_6126505_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLDq2663w7yU3O1E3oQmk3OfVVy8iXqWzZ8mTox0KBN5tZeKJiVWocLtwdrNtGDviCWh8pthJaxr_c45c9_z7Xj6S8p4T74o096VqW8MeR_DApkENMrwspjjo0p7SzXX2KAoMLpQzyu60/s1600/179240_1811356764814_6126505_n.jpg" height="320" width="305" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Chi di tg ferisce, di tg perisce. Ecco il tg confezionato, un anno fa, da una banda di pazzi in occasione del mio trentesimo. Buona visione!</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/QzkBOPBa5WY?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-62758718084881182952014-06-19T07:39:00.001-07:002014-06-26T03:30:41.828-07:00BLUE LAGOON - DIARIO DI MALTA<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhniB3oIbFaoylaKRG51nf_4px5akmonZoDR65YSosviIgBRPK6_zP2yZYScJTHhbHfbDrHSdzeiVqwyUmLC6s9nKz4RgJXU6C1ht7cEmgq6Kz5l6MelHF9iqsE94Hw1RjFFWRkPwqEy14/s1600/IMG_2111.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhniB3oIbFaoylaKRG51nf_4px5akmonZoDR65YSosviIgBRPK6_zP2yZYScJTHhbHfbDrHSdzeiVqwyUmLC6s9nKz4RgJXU6C1ht7cEmgq6Kz5l6MelHF9iqsE94Hw1RjFFWRkPwqEy14/s1600/IMG_2111.JPG" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">LE TRE CITTA'</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Capitammo nelle grinfie di un
tassista indemoniato. In preda alla fretta, il nostro accompagnatore si mise al
volante guidando senza criterio per le strade di Sliema. Quando arrivammo a
Bugibba baciai l’asfalto. Era notte fonda. La città dormiva. I lampioni disegnavano
il profilo di casupole diroccate, consumate dal tempo. Quasi avessero
rappresentato, nel secolo scorso, un precario riparo dal fuoco nemico.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhICb-W5p8n9DUQhJoziPYbFz5yiKIX_Ul6JBcn3c23I0BlsMukP2TwX_B8-VbFqFaoZIQz_PChoa4puZH58CP4HG6Tv2r4dK0QQGFz1ZgcXmqSCfn_xYXvACdgBpY-Ks_AyS8VSdxjH-Y/s1600/bus.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhICb-W5p8n9DUQhJoziPYbFz5yiKIX_Ul6JBcn3c23I0BlsMukP2TwX_B8-VbFqFaoZIQz_PChoa4puZH58CP4HG6Tv2r4dK0QQGFz1ZgcXmqSCfn_xYXvACdgBpY-Ks_AyS8VSdxjH-Y/s1600/bus.jpg" height="320" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 13px; text-align: center;">Bus maltese</td></tr>
</tbody></table>
<span style="color: #0b5394; font-size: large; text-align: justify;"></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Al risveglio, l’isola di Malta
svelò il suo volto. Dai vecchi autobus gialli (oggi fuori uso), Lupin osservava
il paesaggio scolpito nelle colline, che un passo alla volta scivolava fino a
raggiungere <st1:personname productid="la Bahia" w:st="on">la Bahia</st1:personname>
di Saint Paul. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">La stessa che avremmo ammirato nei giorni seguenti dalla Torre
Rossa, punto di osservazione privilegiato a nord dell’isola.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhafzBQfISqQgVF-Swsn_Qmx_uJE1HBzjsK3YGK45kxdKhZdmsT0_OEm6hR7I23FHnAWCo4tRwydGJdyhks1fkiH7cCiqBbFD_VSQgG6YUlmws8T8tKCawSt0diApeBONpppxyiadwWoFA/s1600/torre+rossa.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhafzBQfISqQgVF-Swsn_Qmx_uJE1HBzjsK3YGK45kxdKhZdmsT0_OEm6hR7I23FHnAWCo4tRwydGJdyhks1fkiH7cCiqBbFD_VSQgG6YUlmws8T8tKCawSt0diApeBONpppxyiadwWoFA/s1600/torre+rossa.jpg" height="240" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Saint Agatha Tower</td></tr>
</tbody></table>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Acqua limpida e sabbia finissima fanno della spiaggia di Mellieha un lembo di terra riservato ai cultori
dell’ozio. Eppure alle 14.30, sotto la calura di luglio, incuriosita dalle
geometrie e dai colori del santuario che svettava dall’alto, decisi che quella
sarebbe stata la tappa successiva del nostro viaggio. Lupin si armò di
pazienza, e cercò di mettermi in guardia, consapevole delle mie scarse
possibilità fisiche: “Sei sicura di volerci andare adesso? La chiesa può sembrare
vicina, ma in realtà bisognerà percorrere almeno due chilometri a piedi, e per
di più in salita”.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMRgiavVtH0taZ5QMSLtE_USZGDBqdeKYGg5h5Myag5qA-sVzvI3D31nqgm6AfZIHwf8QseTlDH71qGJWC4xvgzusiOiTsPKr9rV0GDrLGZJvigZRnkRx0s94TBTn4J2lSry0U3zPNowI/s1600/saint+paul.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMRgiavVtH0taZ5QMSLtE_USZGDBqdeKYGg5h5Myag5qA-sVzvI3D31nqgm6AfZIHwf8QseTlDH71qGJWC4xvgzusiOiTsPKr9rV0GDrLGZJvigZRnkRx0s94TBTn4J2lSry0U3zPNowI/s1600/saint+paul.jpg" height="400" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Saint Paul Bay - Spiaggia di Mellieha (sullo sfondo il santuario)</td></tr>
</tbody></table>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">L’animo da escursionista mi
spinse verso l’ardua impresa, e così dopo un tempo indefinito di marcia sotto
il sole, ci trovammo faccia a faccia con “Nostra signora di Mellieha”, il santuario
dedicato alla Vergine, da sempre meta di pellegrinaggi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLunLebgPa1G78E17yf-S1lOepLLKrX0GQi0EFTggWYD-CQQ0q4Wy8s3Ja0Ud0O7z1R9mYTiaX3LgTpcu4NLMWojqyiVm3JtkzCwQ0GZZP82azK1nj0hFrABOb8Zhh8NeIdG941uYq7nk/s1600/cadice.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; font-size: x-large; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><br /></a><span style="color: #0b5394; font-size: large;">Io e Lupin formiamo una coppia di
pellegrini atipici, poco sensibili al culto religioso, ma affascinati dalle
linee architettoniche e dai panorami vista mare/lago. Fianco a fianco abbiamo
percorso lunghe maratone in </span><span style="color: #0b5394; font-size: large;">giro per l’Europa, calpestando la neve o agitando
ventagli ricamati a mano, a caccia di qualche cupola da immortalare. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqjcaaRDpsANF37AwonHvI-plOady3-2MK4ZgyUf9AoGuXEqmyt9ODpPDz7W5EyLLIv2-x3__nGm4s7ayDmZ_cwhtLR7eyqhCk46kzBUj66gyfeqPhuljUJNOXL3X8xRIp54fs92EyJzY/s1600/cadice.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqjcaaRDpsANF37AwonHvI-plOady3-2MK4ZgyUf9AoGuXEqmyt9ODpPDz7W5EyLLIv2-x3__nGm4s7ayDmZ_cwhtLR7eyqhCk46kzBUj66gyfeqPhuljUJNOXL3X8xRIp54fs92EyJzY/s1600/cadice.jpg" height="298" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cadice - Andalusia</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Dopo
Malta, sarebbe accaduto a Cadice, nell’estate del 2012: camminammo oltre un’ora
sospinti dal vento dell’Oceano Atlantico, sulle tracce della cattedrale barocca
che domina Costa de </span><st1:personname productid="la Luz" style="color: #0b5394; font-size: x-large;" w:st="on">la Luz</st1:personname><span style="color: #0b5394; font-size: large;">,
in Andalusia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLunLebgPa1G78E17yf-S1lOepLLKrX0GQi0EFTggWYD-CQQ0q4Wy8s3Ja0Ud0O7z1R9mYTiaX3LgTpcu4NLMWojqyiVm3JtkzCwQ0GZZP82azK1nj0hFrABOb8Zhh8NeIdG941uYq7nk/s1600/cadice.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Un edificio barocco molto simile al santuario maltese…<o:p></o:p></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><st1:personname productid="La Valletta" w:st="on"><span lang="FR">La
Valletta</span></st1:personname><span lang="FR">, Saint
Julian, Paceville, Mdina, Rabat, Victoriosa. </span>Fatta eccezione per il
primo giorno, avremmo conquistato l’isoletta a Sud della Sicilia con l’ausilio
di un mezzo a quattro ruote. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7kpsne5D_VLucqC_Hfod5yDk3mJ62kaG07Sf6NXXHgPHsHW5eMjqzPKusf2uac7Dh1FrQHi5nuj1F7jokYHm6zZOjjspnX071d0WUu5aTA8j-JVZzXRUfsdKb9kF60S-RMtBluRuQR-U/s1600/pic.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7kpsne5D_VLucqC_Hfod5yDk3mJ62kaG07Sf6NXXHgPHsHW5eMjqzPKusf2uac7Dh1FrQHi5nuj1F7jokYHm6zZOjjspnX071d0WUu5aTA8j-JVZzXRUfsdKb9kF60S-RMtBluRuQR-U/s1600/pic.jpg" height="300" width="400" /></a></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Con pochi spiccioli, noleggiammo una Picanto color
aragosta, con volante sul lato destro. Sì, i maltesi guidano come gli inglesi,
a causa della dominazione britannica risalente al 1800. <o:p></o:p></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">“Oh my god, questo ci arriva
addosso”. Lupin superò l’impaccio iniziale nelle ore successive, affrontando i
sorpassi a destra con gran dimestichezza. E però, al rientro in Italia, ebbe un
pizzico di difficoltà nel recupero della sua postazione di guida. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Finchè la barca va, lasciala
andare… da quella barca che ci portò sul meraviglioso isolotto di Comino sarei
scesa dopo un paio minuti, se solo avessi potuto. Ma il desiderio rimase irrealizzato. Nel mio stomaco
si scatenò il maremoto. La tramontana non ebbe alcuna pietà e mi flagellò per
trenta minuti di fila all’andata, raddoppiando il carico al ritorno. Lo
spettacolo della Blue Lagoon ha senz’altro ripagato quelle atroci sofferenze,
ma in un’altra vita attenderei la bonaccia prima di ripetere l’esperienza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Circondata da promontori rocciosi
(e dunque riparata dalle raffiche di vento), la laguna è un’oasi cristallina,
da esplorare a piedi nudi a contatto con la natura selvaggia. Lupin mi prese in
parola…lasciammo la caletta e ci tuffammo in mare per il remake di “Laguna
Blu”, il film del 1980 diretto dal regista Randal Kleiser.<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD7zi6PcmY7ydJ4Pko4hr0IbjZ442fiB-ThvhRdUkxtswtzvMHhjP8nv34zacR1eRcJaZdUHJ9YWzDUU6HBd0jASsfERJrs9-zS1zNb_Yxtnr-jBn5O_tDFIze0tDjVjBDzUfib4fNkVE/s1600/blue.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD7zi6PcmY7ydJ4Pko4hr0IbjZ442fiB-ThvhRdUkxtswtzvMHhjP8nv34zacR1eRcJaZdUHJ9YWzDUU6HBd0jASsfERJrs9-zS1zNb_Yxtnr-jBn5O_tDFIze0tDjVjBDzUfib4fNkVE/s1600/blue.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Blue Lagoon</td></tr>
</tbody></table>
Negli abiti succinti
di Christopher Atkins e Brooke Shields, raggiungemmo a nuoto l’altro versante
della laguna. A poche bracciate dal traguardo, fu Lupin a trascinarmi fino alla
riva. Il promontorio era lì davanti a noi. Ci chiese di sfidarlo. In compenso avrebbe donato ai coraggiosi scalatori una delle viste più suggestive dell’arcipelago dei Cavalieri.
Attraversammo a piedi nudi i sentieri di terra rossa fino a toccare la cima. Il
cuore del Mediterraneo pulsava sfavillante sotto i nostri occhi.</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-83068383816414921832014-06-18T03:54:00.002-07:002014-06-18T04:01:24.605-07:00VENGO DOPO IL TG<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJlfAEFY4reD5gt9bKqoe_jRphMCp7jl04hdejyCnmOKxkbO-2WSDg_9o-dABuInr1mZF5mo6Ts-iL2iePGfDKfG6SEAJ_ZVhPdok0rHljfV5fGE5Z5mpyLB6Tk8zG9_FZOSL6uLu4fMs/s1600/tg.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJlfAEFY4reD5gt9bKqoe_jRphMCp7jl04hdejyCnmOKxkbO-2WSDg_9o-dABuInr1mZF5mo6Ts-iL2iePGfDKfG6SEAJ_ZVhPdok0rHljfV5fGE5Z5mpyLB6Tk8zG9_FZOSL6uLu4fMs/s1600/tg.jpg" height="299" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Attenzione, in onda!». Il mio
viso sbucò sui piccoli schermi del “Grande Salento” in piena pausa pranzo. Il
termometro segnava 35 gradi. La regia era bollente. Tasso di umidità: 80%. Il
duello tra il climatizzatore e le luci dello studio fu all’ultimo sangue. Vinse
la potenza dei fari puntati sul mio mezzobusto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Buongiorno, gentili
telespettatori. Apriamo il telegiornale con una notizia di cronaca…»</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">L’esordio live da anchor-woman
arrivò dopo una serie di tg registrati nel mese di luglio, bypassati dal
giudizio del direttore e dai consigli dei telespettatori (una platea variegata
composta da colleghi, famigliari, amici e vicini di casa): braccia meno rigide
- ombretto meno carico - sorridi di più - sei troppo seria. «Perbacco, Aldo
Grasso sarebbe stato meno critico!». </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Tuttavia superai l’esame. «Sarai
il nuovo volto di Telesette» si complimentò il mio capo. D’altronde qualcuno
avrebbe dovuto sostituire la collega in maternità. Quel qualcuno ero io.
Trascorsi l’estate conducendo telegiornali nella <a href="http://lavocedelgiornalaio.blogspot.it/2014/05/esiliata-brindisi-benvenuta-poppita.html" target="_blank">redazione di Brindisi</a>,
soffocata dall’obbligo della giacca, ritenuta obsoleta persino in Rai. Sotto il
bancone, gonna di lino e sandali. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Di lì a poco avrei avuto
un’ulteriore possibilità, camuffata da promozione. «Il Presidente ti vuole al
tg delle 23» annunciò solennemente la segretaria. Vale a dire tg
interprovinciale, che racchiude le principali notizie di Lecce, Brindisi e
Taranto, trasmesso dalla sede centrale, un moderno edificio costruito pochi
anni prima nel centro storico del capoluogo barocco. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Consultai frettolosamente
l’orologio: erano le 18 dell’ultimo sabato d’agosto. La data che sul calendario
coincide con il clou dei festeggiamenti dei Santi Giusto, Oronzo e Fortunato.
Otto volante e fuochi d’artificio. «A mezzanotte potrò raggiungere il resto
della ciurma» pensai. Accetto!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Il tranello si rivelò in tutta la
sua meschinità nelle ore successive. Il tg sarebbe andato in onda al termine di
una lunga diretta dedicata al bel canto. “<i>Magliano
ti amo</i>” (questo il titolo della kermesse lirica) determinò un fuso orario
di circa due ore sui miei programmi. Senza alcun preavviso. L’ansia cresceva
minuto dopo minuto, insieme alla rabbia scaturita dall’inganno. All’1.35 la
sigla mi accompagnò verso il primo telegiornale notturno, con picchi di auditel
che, considerato l’orario, la stagione, e lo spettacolo pirotecnico in onore dei
santi patroni, sfioravano il 5%. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">«Con la conduzione del tg sei in
una botte di ferro» ripeteva Giulio, con aria rassicurante. Era il mio compagno
di sventure professionali, di andate e ritorni da Lecce a Brindisi. Telecamera
in spalla e spirito di servizio, mai sfociato però nel coraggio del reporter
d’assalto. Per questo si guadagnò l’appellativo di “Cuor di leone”, nella
fattispecie quando, pizzicato da un losco figuro durante le riprese della scena
del crimine, addossò la colpa alla giornalista che lo affiancava. «Che ci fai
qui? getta la telecamera» urlò l’incredibile
Hulk. «Ho solo eseguito i suoi ordini» replicò intimorito Giulio, puntando il
dito contro la collega mentre sgattaiolava in macchina pronto a fuggire dal
peggiore dei suoi incubi. Tornarono in redazione intatti, senza nemmeno un
graffio. «Mai più, mai più, io sono un regista» cantilenava Giulio. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">A differenza del temerario Commissario
Locisto, Cuor di Leone preferiva stare alla larga da situazioni pericolose e
potenzialmente dolorose. La sua vita era di per sé movimentata, a causa delle
vicissitudini amorose che lo portavano non di rado su curve insidiose. Nel
confessionale a quattro ruote, Giulio si confidava e chiedeva consigli. In
alcune occasioni riuscivo a confezionare risposte sensate, rapite dal vento, altre
volte rimanevo in silenzio mentre si sfogava con lunghi assoli esistenziali. “<i>Giuliò, c’est la vie</i>” chiosavo in
francese, prima di esplodere in una fragorosa risata.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Il francese e il dialetto
salentino servivano ad ammazzare i tempi morti imposti dai tragitti lavorativi
e ad esorcizzare i malesseri interiori. I dialoghi improvvisati <i>en français</i> si alternavano alle canzoni
di Biagio Antonacci reintepretate in vernacolo. Strategie di sopravvivenza, che
hanno cementato una sincera amicizia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Il mondo della televisione è
popolato da singolari personaggi. E’ come vivere nei panni di Alice nel Paese
delle Meraviglie. Il Bianconiglio, nel mio universo mediatico, era
rappresentato da “Lepre”, l’operatore televisivo più “rapido” del mondo. Calma
e lentezza le sue doti principali, insieme al senso di protezione che solo un
buon padre riesce a trasmettere. Piansi il giorno in cui andò via. Per lui si
chiusero le porte della televisione e si aprirono quelle dell’azienda di
famiglia. Più grate e sicure. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Piansi poche ore prima, il giorno in cui il “Buon
Manina” ci lasciò per sempre, una notte di settembre, dopo un tragico incidente
stradale.</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-22963629241045404312014-06-13T03:52:00.003-07:002019-03-14T13:18:15.695-07:00L'AMORE AI TEMPI DI CERRATE<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj243p8JrRdJXkWRzVfXp291fFNwGnBqdzeVUeYL-doY9RYCQRVGXfKOxDlUjJwZi66ftf38ewKkCPs-BZCcmwcj_IeKcdC2RzVfTtqI4Qh8pcjbz5IFsIhwZ2PNwB4w4BiKGUobaylBnk/s1600/cerrate.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj243p8JrRdJXkWRzVfXp291fFNwGnBqdzeVUeYL-doY9RYCQRVGXfKOxDlUjJwZi66ftf38ewKkCPs-BZCcmwcj_IeKcdC2RzVfTtqI4Qh8pcjbz5IFsIhwZ2PNwB4w4BiKGUobaylBnk/s1600/cerrate.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Sulla facciata sono visibili i
segni del tempo. Come le rughe di una donna.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Cerrate profuma di storia e
leggenda. Nella fragilità delle sue crepe si cela l’incuria di chi per anni ha
vissuto ad occhi chiusi, ignorando uno dei tesori più preziosi dell’arte
romanica. L’abbazia è il regno del silenzio, è un luogo misterioso. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Dalla balaustra del pozzo, la
sirena dalla doppia coda, simbolo di fertilità, ammalia con il suo sguardo i
visitatori, evocando canti mitologici. </span><span style="color: #0b5394; font-size: large;">La chiesa, il porticato, il museo
della civiltà popolare torneranno a splendere sulle orme della cerbiatta
inseguita da re Tancredi di Altavilla.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Cerrate risorgerà grazie al FAI,
Fondo Ambiente Italiano, dal 2012 nuovo custode dell’abbazia che corre lungo la
via del mare, tra le campagne di Squinzano e Trepuzzi, e che ha già avuto la
forza di rinascere nel 1965, attraverso la ristrutturazione diretta
dall’architetto Franco Minissi, dopo secoli di abbandono, seguiti al feroce
saccheggio dei turchi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Era il 1711. Nella notte del 20
settembre, una banda di pirati sbarcata a Torre Specchiolla raggiunse Cerrate, saccheggiò la chiesa, sfregiò
l’effigie della Vergine, per poi depredare le vicine masserie, seminando il
terrore tra gli abitanti. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">L’eco della disperazione risuona
ancora oggi. Risuonano pure le note di una marcia nuziale. Sul sagrato, un
formicaio umano attende la sposa. Le fa strada il padre fino all’altare. Non
indossa l’abito bianco, ma una morbida veste verde acqua. «Il bianco è per le
vergini, è il colore della purezza. La creatura che porti in grembo è stata concepita
prima delle nozze». Negli anni ‘80 il
“buon costume” di matrice cattolica era osservato con estremo rigore.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Aurora e Angelo si giurarono amore
eterno tra le mura dell’abbazia costruita nel XII secolo. Le loro promesse
divennero granelli di una storia quasi millenaria.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIrsa8ASsw_mixy4yc7Wy82i7bMMYnpfwbojE9DcXJ71v0ZTSozqoPLTuvM5KDGSpKA-LAq5n-cRhUY0bw3PNMY3eo1sS8BjCt_f5xxAGc_DcRMgZcs-l9eejAoO8TMq-3GtwPG708y18/s1600/20130914_122559.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIrsa8ASsw_mixy4yc7Wy82i7bMMYnpfwbojE9DcXJ71v0ZTSozqoPLTuvM5KDGSpKA-LAq5n-cRhUY0bw3PNMY3eo1sS8BjCt_f5xxAGc_DcRMgZcs-l9eejAoO8TMq-3GtwPG708y18/s1600/20130914_122559.jpg" width="400" /></a></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Il viso dello sposo era rigato
dalle lacrime: Angelo ripensò al padre che aveva perso in tenera età, del quale
non riusciva a ricordare i tratti somatici, né il timbro della voce. L’unica
immagine era quella di una foto in bianco e nero, che lo ritraeva in giacca e
cravatta. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Fu un matrimonio semplice, senza
festeggiamenti. Qualche scatto dopo la cerimonia religiosa e un pranzo
improvvisato a casa dei parenti, per pochi intimi. Brodo caldo per suggellare
il fatidico sì.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Sarei nata cinque mesi dopo. Cinque
anni e mezzo trascorsi da figlia unica, prima dell’arrivo di mio fratello.
Tornando da scuola vidi il fiocco azzurro sul portone di casa. Sorrisi. Bramavo
dalla voglia di vederlo, ma soprattutto di decidere il suo nome. In qualità di
sorella maggiore sarebbe stata una mia prerogativa.</span><br />
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFCxSGladauwNiQ6MwpVyb1-n2540m0Bx-knhnaRzvl1-XkLgvChz13eDOsG2FD4ikE4VLDfoTTYRmhCXoTmTbt19-HSEz5D8JGcV0MPCSVtp5krMrza-QWEf9iaDYtb8qB_F-j1RIxZQ/s1600/pier.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFCxSGladauwNiQ6MwpVyb1-n2540m0Bx-knhnaRzvl1-XkLgvChz13eDOsG2FD4ikE4VLDfoTTYRmhCXoTmTbt19-HSEz5D8JGcV0MPCSVtp5krMrza-QWEf9iaDYtb8qB_F-j1RIxZQ/s1600/pier.jpg" width="400" /></a></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Lo avevo “macchinato” da
tempo. Appena giunsi in ospedale lo comunicai ai miei genitori, con la stessa
sacralità dell’<i>habemus papam. «</i>Si
chiamerà Gianluca» sentenziai.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Povera illusa! Non avevo fatto i
conti con il cervello degli adulti di sesso maschile. In particolare quello di
mio padre e del suo amico. Lungo il tragitto verso l’anagrafe scombinarono il
mio piano. Tra una chiacchiera e l’altra bocciarono il nome che avevo scelto e
andarono alla ricerca di un altro nome composto. «Piergiorgio» pensarono. «No,
troppe “erre”, meglio Pierpaolo» convennero dopo qualche minuto. L’impiegato
fece il resto, cestinando definitivamente il mio parere. </span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">La notizia mi sconvolse. Piansi
nel corridoio dell’ospedale. Riuscii a calmarmi soltanto quando presi tra le
braccia il neonato più bello che avessi mai visto. Aveva il viso perfetto,
morbido e rotondo, ma stentava ad aprire gli occhi. Li tenne chiusi per giorni,
suscitando la preoccupazione di alcuni parenti. Mia madre era serena. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Quando
Pierpaolo aprì gli occhi, fu meraviglia.</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-71138055293060659472014-06-03T07:45:00.000-07:002014-06-04T07:49:26.497-07:00PARIGI E LA NEVE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQbTVoGf25LEzXxoLs2qOdznmxZmTCMtQZACGv0AssFXp2gh6krXqTjG0Mr6FX28t79QuJCjG3K-tVuqI90vtPcZCyKHeg-UMi40UpY8H_TT8Hvz1pI0tNwMlW-ZFgh6MxwmLFSs3_jno/s1600/neve.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQbTVoGf25LEzXxoLs2qOdznmxZmTCMtQZACGv0AssFXp2gh6krXqTjG0Mr6FX28t79QuJCjG3K-tVuqI90vtPcZCyKHeg-UMi40UpY8H_TT8Hvz1pI0tNwMlW-ZFgh6MxwmLFSs3_jno/s1600/neve.jpg" height="250" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Lo stupore della neve ci colse a
bassa quota, in fase di atterraggio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La gente del Sud è abituata a
convivere con la luce del sole, con l’andirivieni del mare, conosce bene la
pioggia e il vento, ma alle latitudini del Mediterraneo la neve è considerata
una rara espressione atmosferica, un’eccezione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E’ un’emozione inedita che ho
avuto la fortuna di incrociare un paio di volte: la prima da bambina, la
seconda intorno ai 18 anni. Avevo lasciato la sede dell’Università prima che il
cielo ci incantasse con una nevicata liberatoria, spargendo sulle campagne un
soffice manto bianco che cresceva di ora in ora. Nevicò tutto il giorno, fino a
notte fonda. La mattina seguente le scuole rimasero chiuse. Ricordo le
automobili parcheggiate ai bordi delle strade e frenetiche mani da bambino
intente a sbriciolare blocchi di neve, trasformati all’occorrenza in munizioni
che sarebbero servite per assicurarsi la vittoria di una “battaglia” senza
precedenti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4JMY9mrlu6zGwTRt1LAfYtM4l1OhV1kr70klnp5r0DKWJ5mbvkmxWw9UVulWm-anFLLvs0iys5YV3t5xbv78Wyha6V37LnwTVgnGidmy8P2dzH9ouQONbvYjDMsh5wEVQZP9FZgcDHRk/s1600/villa+001.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4JMY9mrlu6zGwTRt1LAfYtM4l1OhV1kr70klnp5r0DKWJ5mbvkmxWw9UVulWm-anFLLvs0iys5YV3t5xbv78Wyha6V37LnwTVgnGidmy8P2dzH9ouQONbvYjDMsh5wEVQZP9FZgcDHRk/s1600/villa+001.jpg" height="246" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Trepuzzi-Largo Margherita (Dicembre 2001)</td></tr>
</tbody></table>
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Imbacuccata come un’autentica
fanciulla delle montagne, raggiunsi la piazza del paese voltandomi di tanto in
tanto, incuriosita dallo spettacolo delle orme lasciate dai miei piedi. Ero
felice.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Anni dopo avrei rivisto la neve,
lontano dalla mia terra.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Parigi era scintillante. La
osservavo (dall’alto) distendersi a perdita d’occhio con fare elegante, tra il
luccichio dei suoi notturni e il candore della neve che era caduta in
abbondanza per 72 ore di fila.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La bufera aveva paralizzato
l’Europa del Nord, bloccando per tre giorni l’aeroporto Charles De Gaulle.
Nonostante il notevole ritardo, il 7 gennaio 2009 salii a bordo del velivolo
che mi catapultò nella Ville Lumière. Dall’oblò individuai l’Arc de Triomphe e
la Tour Eiffel… La città più romantica del globo terrestre era pronta ad
accogliermi: le tesi la mano, noncurante della temperatura polare e nonostante
le insidie nascoste lungo le vie di Parigi, trasformate dal gelo in chilometriche lastre di ghiaccio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non ero sola, per fortuna. A
vegliare su di me c’era l’inseparabile compagno di viaggio e di vita, avvezzo alle tempeste del
bipolarismo femminile e ai miei malanni itineranti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCchqWsUTDK_5cN_7fow3ndnGuXfGAURQxdtI42S-ny9JQFJsVTz8I5PkiiVuQuHTDCh8Ct1CsP4WTLGwH6woI0CMB-VuqbZraO63hND1aXKXsQbjDUeoFI20KR9UEOPTxP3w8MLp0Nsg/s1600/PA020355.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCchqWsUTDK_5cN_7fow3ndnGuXfGAURQxdtI42S-ny9JQFJsVTz8I5PkiiVuQuHTDCh8Ct1CsP4WTLGwH6woI0CMB-VuqbZraO63hND1aXKXsQbjDUeoFI20KR9UEOPTxP3w8MLp0Nsg/s1600/PA020355.JPG" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Parigi - Gennaio 2009</td></tr>
</tbody></table>
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Monsieur Lupin ha uno spirito di
adattamento superiore alla media, in grado di compensare la mia scarsa
propensione al cambiamento. Per contro, la sottoscritta incarna nell’80% dei
casi lo stereotipo dell’italiano medio che nutre un amore viscerale per il suo
letto, per la toilette dotata di bidet, per la pizza margherita e per il
risotto alla marinara. Dico no all’<i>expérimentation
culinaire, </i>alle zuppette a base di cipolla propinate dagli chef d’Oltralpe
e agli scomodissimi cuscini francesi a forma cilindrica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Tutto sommato, nonostante Gerard
Depardieu (reo di aver sfidato la movida leccese) e nonostante il furto della
Gioconda, <i>j’àdore la France </i>e il suo
raffinato idioma. Una <i>liaison </i>alimentata
da ragioni genealogiche e culturali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La meno rilevante riguarda la mia
formazione scolastica e nello specifico il triennio delle medie. “Booonjourrrr,
booon boonjour. Ripetete bonjour facendo attenzione alla pronuncia nasale”. Fu
questo il biglietto da visita della docente di francese che aveva insegnato
l’ABC della nobile lingua a intere generazioni, suscitando risatine tra i
banchi. “Scrivete <i>Je m’appelle</i> <i>Nicolas </i>fino a riempire cinque pagine”.
L’ho scritto fino alla nausea, corredato da indirizzo, luogo, orario e
situazione metereologica. Poi arrivò la coniugazione dei verbi, “da imparare a
memoria come il 5 Maggio”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il perfezionismo didattico
provocò una forma di allergia dilagante sui 2/3 della classe. Il girone degli
svogliati guardava in cagnesco il girone dei secchioni che manifestavano
interesse verso una lingua diversa. Ero molto affascinata dal francese, anche
per l’orgoglio di avere uno zio emigrato in Francia, che viveva da anni nelle
vicinanze di Parigi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Aveva imparato il francese nel
giro di pochi mesi, ma non avrebbe mai dimenticato la lingua del suo paese d’origine.
“Il mio eterno riposo sarà in Italia” ammoniva rivolgendosi ai parenti dalla
erre moscia. In preda alla rabbia imprecava nel suo dialetto, e proseguiva
nella sua arringa alternando l’italiano al francese. Zio T. era un concentrato
di tenerezza e comicità, che al momento opportuno metteva tutti in riga con il
piglio patriarcale tipico degli uomini meridionali.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDH5qOQZCzUNFWMM3cM2_bVJfcWrwUBtTQIHqrOeLl_70TWc35RtLeM_ewrcRwS3wv2O-_GpD_eE3I28fV7hnud4ffOqolzzf2kOzaKF_al0yl_wAJIE715e6AW-DO7dVEe1k-Jyy_MHc/s1600/paris+001+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDH5qOQZCzUNFWMM3cM2_bVJfcWrwUBtTQIHqrOeLl_70TWc35RtLeM_ewrcRwS3wv2O-_GpD_eE3I28fV7hnud4ffOqolzzf2kOzaKF_al0yl_wAJIE715e6AW-DO7dVEe1k-Jyy_MHc/s1600/paris+001+-+Copia.jpg" height="276" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tour Eiffel - Estate 1992</td></tr>
</tbody></table>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">“Zio, vorrei un panino al
pomodoro”, sussurrai all’ombra della Tour Eiffel durante la mia prima vacanza
all’estero. Avevo nove anni e la mia irruente italianità pareva già matura. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Zio T. spalancò gli occhi e
sorrise a crepapelle: “Ma qui vendono <i>baguette
avec beurre et jambon, </i>non sei in Puglia”. Rassegnata, azzannai la
croccante baguette, prima di salire sull’ascensore che ci avrebbe portato in
cima alla torre.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhB_XgfjdYzo_11zaZbU2lmeboIbK05LcezVbnbmUDT8t6Lxa80kJ4axa3Y-JkfpNpaf_fsZo8tyYWMVI5Deob2NEiHCCv3xI_QrST76AF4yf8B1kNiJaXMSPhkRk1ElCMFVXNQcghxVZY/s1600/tour+001+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhB_XgfjdYzo_11zaZbU2lmeboIbK05LcezVbnbmUDT8t6Lxa80kJ4axa3Y-JkfpNpaf_fsZo8tyYWMVI5Deob2NEiHCCv3xI_QrST76AF4yf8B1kNiJaXMSPhkRk1ElCMFVXNQcghxVZY/s1600/tour+001+-+Copia.jpg" height="321" width="400" /></a></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">A quei tempi l’aereo era un
lusso. Arrivai in Francia sul finire dell’estate a bordo di un “Pony Express” partito
dalla stazione di Brindisi. Viaggiavo in compagnia di due zii e di due cugini.
Impiegammo 26 ore per giungere a destinazione: una traversata oceanica,
permeata dal cattivo odore dei sedili in pelle della vecchia locomotiva, e
intervallata da scorci di paesaggi mai visti prima d’allora: su tutti il Monte
Bianco. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Era solo l’incipit delle mie
avventure da “giramondo”.</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-61284719140372820172014-05-30T07:40:00.001-07:002014-05-30T07:41:14.157-07:00LE IMPRESSIONI DELLA LUNA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOKkulL1ikcFjQFcA1SPrGdem48b_tiUudYm2gY84yoG7pQmD7nK5JL9XID73vssgB39VYKbMtcjFJDoo4AS766GACV8glaRPWBjDzerf3nCEHBBEAVbAdtbSji2U7uL34b0w-xdLQRCc/s1600/luna-donna.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOKkulL1ikcFjQFcA1SPrGdem48b_tiUudYm2gY84yoG7pQmD7nK5JL9XID73vssgB39VYKbMtcjFJDoo4AS766GACV8glaRPWBjDzerf3nCEHBBEAVbAdtbSji2U7uL34b0w-xdLQRCc/s1600/luna-donna.jpg" height="400" width="361" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Margot ha paura del buio. E’ terrorizzata
dall’oscurità, dall’incognita del nulla. Dall’oltre. Nelle sere d’estate spalanca
le finestre per catturare il bagliore dei lampioni e della luna che danza sui
tetti della città. Certe sere la luna si inabissa cedendo il proscenio alle
stelle, oppure si nasconde dietro grappoli di nuvole, poi riappare…uno spicchio
dopo l’altro, fino a brillare come una perla d’acqua di mare. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Margot ha trascorso notti senza
fine a scrutarla, mentre i minuti ticchettavano sull’involucro della mente, scivolando
verso le ore. E non c’era pace. Solo il tormento del mancato riposo. L’insonnia
le mordeva lo stomaco, le tirava i capelli, lacerando la sua lucidità. Avrebbe
voluto sprofondare nell’oblio, spazzare via i pensieri o addirittura fare a
pezzi la memoria, fonte del disagio interiore che non la lasciava vivere.
Ma cos’è un essere umano senza memoria? Solo
una sagoma, un’ombra fugace.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non c’è black-out che tenga.
L’inconscio sussurra, fa tornare a galla scorie d’esistenza che avevamo rimosso,
chiuse nei cassetti del passato. La luna le indicò la via: “Se vuoi salvarti,
torna indietro”. La <i>consapevolezza</i>
sarebbe stata, dunque, la chiave di volta. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Quella notte Margot sfidò le sue paure, dichiarò guerra ai demoni dello
spirito. Era sopravvissuta in punta di piedi, rimanendo in silenzio, senza mai
urlare. Ben presto avrebbe imparato a sputare la rabbia addomesticata nel
torrente della risalita.</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-5505080076158890432014-05-28T07:16:00.002-07:002014-05-28T09:05:14.768-07:00IL LICEO (SCIENTIFICO) E' PER SEMPRE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjopPGzP73LtJy9V-rQaCWxcOx1GSa9clzf-gm0FnvVXXT2XPm3tkYFRyHIcnuU2CwIJRFAbRKXB6ijUzl_Y_Q9kNUA6mBf0DsZAWkaRGcyEWNMToFYKN7bgZAD5ab_vlgGYdND-qnTVw4/s1600/rita-levi-montalcini.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjopPGzP73LtJy9V-rQaCWxcOx1GSa9clzf-gm0FnvVXXT2XPm3tkYFRyHIcnuU2CwIJRFAbRKXB6ijUzl_Y_Q9kNUA6mBf0DsZAWkaRGcyEWNMToFYKN7bgZAD5ab_vlgGYdND-qnTVw4/s1600/rita-levi-montalcini.jpg" height="265" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L'hobby più gettonato della
sezione G (1996/2001) era riportare nero su bianco gli strafalcioni dei
professori. A pari punti con il passatempo degli sfottò indirizzati al “Forrest
Gump” del disegno: A. A., un tempo temuto e rispettato dai suoi alunni e di colpo
diventato il compagno di banco "ideale". Quello da prendere in giro,
senza tregua.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Dopo anni di tirannia, la sua eccessiva severità
venne messa al tappeto da un gruppo di angeli vendicatori che in principio si
accanirono sull'auto del bersaglio, per poi dare libero sfogo all'indole collettiva
da Karate Kid. Un riprovevole episodio di violenza, che consegnò ai posteri un
personaggio di grande spessore ludico-didattico.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In sua presenza, l’ora di disegno
coincideva con il cazzeggio, con la ricreazione prolungata, con le interviste a
sfondo sessuale (n.b. lo studente interroga il docente, "estorcendo"
confessioni sulla propria vita privata). In quarto superiore il preside decise
di punirci, privandoci dell'ora d'aria. Il nostro idolo fu sostituito con un
vero insegnante di disegno tecnico e storia dell'arte, munito di squadre e
fogli acetati. Sprofondammo nell'abisso del 41 bis. L'anno successivo, per
intercessione divina, ci concessero la grazia. A.A. tornò tra le nostre
braccia, e fu di nuovo festa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">I perpetrati oltraggi alla
cultura, seviziata da docenti di filosofia, matematica e biologia, andarono a
comporre il corposo manoscritto: “Orrori in cattedra”. Inedito, ma sacro come
la Bibbia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Nella top ten comparivano le
perle di saggezza di una delle più grandi filosofe contemporanee, il cui albero
genealogico sembrerebbe essere apparentato con alcuni discendenti illegittimi
di Aristotele, approdati in Magna Grecia intorno al 760 d.C. Le
dava gran filo da torcere la prof. di matematica, particolarmente apprezzata
per le sue abilità cognitive e per il “minuscolo” neo incastonato sul mento, autentico capolavoro
della natura dipinto in sopra rilievo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Le due candidate al primo premio lottarono
stoicamente. “Come osi sfidarmi?” ruggì la peripatetica* (<i>disambiguazione: il termine è usato in riferimento ai membri di una
delle più grandi scuole filosofiche greche; da non confondere con l’aggettivo
dispregiativo che indica le prostitute di strada</i>) puntando il dito contro
il genio della matematica, ingaggiato dal Provveditorato agli studi per prepararci agli
esami di maturità. <o:p></o:p></span><br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">“Professoressa, mi scusi, come
posso risolvere l’ultimo passaggio di questo problema?” le domandai sottovoce durante
la seconda prova d’esame. I pizzini
infilati nella cartucciera erano serviti a ben poco, e in preda alla
disperazione mi rivolsi a lei, nell’estremo tentativo di salvarmi da quella giungla
di numeri. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">“C’è un teorema che potrebbe
aiutarti, ma consulta il manabile…non lo ricordo alla perfezione” mi rispose con
un sorriso intontito, pronunciando testuali parole in dialetto salentino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Perché? Perché l’ ho fatto? Perché ho scelto il liceo
scientifico? Me lo chiesi fino all’ultimo giorno di scuola. Odiavo la
matematica, la fisica, corredo di cifre e segni incomprensibili agli occhi di
un qualsiasi essere umano affascinato dalle parole, dalla letteratura e dal
latino. Lingua morta, ma senz’altro materia meno ostile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Lo feci per non abbandonare un
paio di compagne delle medie, un po’ per moda, mai per convinzione. Mi trovai
in un covo di matematici in erba, la metà dei quali oggi esercita la professione di ingegnere o medico. Ecco, appunto. Io sono una scribacchina ed era facile intuire sin dalle
elementari che non avrei seguito le orme della Montalcini. </span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-23299550422047780092014-05-25T06:30:00.000-07:002014-05-25T06:58:43.345-07:00LA “CRISTOTECA”: CANTA E BALLA CON GESU’<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrfq08KpLSxjwPBELE_hbEeEG2MDkBXFRa3Uf3c-lJ9Y6AQK_iU6sFK6I2QI6L78fgAASVW_MvTGL8QciDZZ1uvBfB9sOPNZx7rjUIz8MYWCApYvGwcxKoz9k4-gb1hMOwuPS7zotspfI/s1600/BE-djjesus.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrfq08KpLSxjwPBELE_hbEeEG2MDkBXFRa3Uf3c-lJ9Y6AQK_iU6sFK6I2QI6L78fgAASVW_MvTGL8QciDZZ1uvBfB9sOPNZx7rjUIz8MYWCApYvGwcxKoz9k4-gb1hMOwuPS7zotspfI/s1600/BE-djjesus.jpg" height="250" width="400" /></a></div>
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Prima di Papa Francesco, molto
prima di Suor Cristina (la monaca
canterina di The Voice), Dio creò Don Leandro, il chierichetto ordinato
sacerdote nella Valle della Cupa. Aveva 20 anni appena quando promise di
dedicare la sua vita al prossimo, tenendolo per mano lungo il cammino segnato
due millenni orsono da Gesù. Nessuno, però, avrebbe mai potuto immaginare l’originalità
della sua missione. </span><br />
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Don Leandro è un perfetto organizzatore d’eventi, uno show
man, un intrattenitore: nel suo Dna oltre alla fede, c’è lo spettacolo. Per questo
è osannato come una popstar dai fedeli della parrocchia. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Tra un Salve Regina e
un Padre Nostro, il buon pastore prepara il cartellone estivo del quartiere, contatta
i gruppi da far esibire, e a ridosso delle festività Natalizie pianifica i “casting”
per il presepe vivente. Sull’agenda personale non mancano, naturalmente, gli
itinerari turistici che spaziano dal Capo di Leuca fino al Monte Bianco,
sponsorizzati attraverso il "volantinaggio selvaggio" sui pali della pubblica
illuminazione e sui muretti a secco che delimitano il sentiero del fitness. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Dimenticavo,
all’elenco delle sue innumerevoli attività occorre aggiungere la sfilza di ricorrenze
religiose e non, celebrate con processioni agli orari più insoliti, fiere,
mercatini, cortei bandistici, e giochi pirotecnici…tanti, tantissimi fuochi d’artificio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Don Leandro è conosciuto come uno
dei precursori italiani della “Cristoteca”, la tendenza di pregare ballando,
nata qualche anno fa a Rio de Janeiro. Le parole del Vangelo scorrono su
maxischermi giganti a ritmo di house music, hip hop, tecno, mentre in consolle
si alternano dj con la tonaca. Bisogna ammetterlo…La Chiesa, ne sa una più del
diavolo! <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Dal Brasile al Salento, il passo
è breve: ecco trasformato il sagrato della parrocchia in una Cristoteca a cielo
aperto. Nelle sere d’estate, luci psichedeliche brillano sulla Corrida di Don
Leandro & company, creando la giusta atmosfera per interminabili maratone musicali che
evocano la grandezza di Woodstock. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E’ mezzanotte passata. Domani la mia sveglia
suonerà alle 6.30. Ho tanto sonno, ma i decibel della Cristoteca sono alle
stelle. Sul palco si alternano una decina di giovani musicisti: è il turno di
un gruppo reggae (incredibile, Marja sul sagrato della Chiesa!). Amo il reggae, ma sono stanca e voglio dormire. Lo stesso dicasi per mia cugina, che
da giorni prova a studiare coi tappi alle orecchie…abita a due passi da questo luogo di culto surreale, oramai provata dal susseguirsi di rave party cattolici.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Se da
un lato Don Leandro può contare su uno stuolo di fan credenti, dall’altra i suoi “detrattori”,
per lo più atei-agnostici, implorano una qualsiasi entità superiore pur di mettere
fine alla tortura di concerti e veglie danzanti dal tramonto all’alba.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E' proprio vero: il passato è il tempio dei rimpianti. Un tempo c’erano le soavi note di
preziosi organi in argento, le voci
bianche di cori angelici impegnati nell’esecuzione dell’Ave Maria di Schubert…oggi
va di moda la “Cristoteca”: cosa aspetti? Canta e balla con Gesù, oppure datti all’induismo!</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-1667416087513163002014-05-24T07:04:00.005-07:002019-03-14T13:43:34.358-07:00LE CONSEGUENZE DELLA PRIMAVERA<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-NNfifZq5rT6hp1DEyo7oMXgqyMf2-UBSn77ZHFSIpLQvtOub5pnic6b0zHBkMlmhamlt6ZVmWU4sNI23XR6lc7GmEY9m8moPrMAFOaHZcwTOmTNGtW4xyC_bc3iNlH3Xysj4asNv_do/s1600/IOOO.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-NNfifZq5rT6hp1DEyo7oMXgqyMf2-UBSn77ZHFSIpLQvtOub5pnic6b0zHBkMlmhamlt6ZVmWU4sNI23XR6lc7GmEY9m8moPrMAFOaHZcwTOmTNGtW4xyC_bc3iNlH3Xysj4asNv_do/s1600/IOOO.jpg" width="255" /></a></div>
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Galleggiavo nel liquido
primordiale, al riparo dal caos cosmico, come una creatura nascosta in un anfratto
marino dall’atmosfera calda e rarefatta. Ero in attesa di scontrarmi con la
vita. Quella del pianeta Terra, meno rassicurante e accogliente rispetto al
ventre materno che mi ha trasmesso energia per nove mesi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“Mancano pochi giorni” avvertì
una voce maschile dall’esterno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Rewind. Il nastro si avvolge e in
un istante torno alle origini. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La nazionale di Tardelli e
Altobelli è pronta ad innalzare la terza coppa del mondo sull’erbetta spagnola,
nell’afosa estate del 1982: gli azzurri di mister Bearzot travolgono i tedeschi
con una prestazione passata alla storia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Leggenda vuole che sia stata concepita
in pieno tripudio calcistico sul divano di una lontana parente, fresca di
trasloco al mare. E’ un racconto sospeso tra realtà e fantasia, tramandato dai
membri della tribù matriarcale con piglio ironico e a tratti imbarazzante. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“Campioni del mondo, campioni del
mondo, campioni del mondo” urlò Nando Martellini con tutto il fiato rimasto in
gola. A Madrid avevamo sconfitto la Germania fra le mura del Santiago Bernabeu,
salendo sul tetto del mondo. Le coriacee mani di Dino Zoff accarezzarono e sollevarono l’ambito trofeo d’oro. Fu il capitano ad assaporare in anteprima il nettare della gloria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">L’11 luglio ’82 l’Italia s’è
desta. Insieme all’orgoglio di un paese che di colpo tornò ad essere unito
sotto lo sventolio del tricolore, capace di innescare la fugace miccia del
patriottismo. Da Nord a Sud, dilagò il sentimento dell’italianità: le piazze
furono invase dall’inarrestabile onda azzurra gonfia di delirio. In quella notte
magica, Lecce rimase sveglia a lungo. Era una notte che avrebbe cambiato per
sempre le nostre esistenze.<o:p></o:p></span></div>
<div style="border: currentColor; mso-border-bottom-alt: solid windowtext .75pt; mso-element: para-border-div; padding: 0cm 0cm 1pt;">
<div class="MsoNormal" style="border: currentColor; mso-border-bottom-alt: solid windowtext .75pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 1.0pt 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ciondolavo a testa in giù,
indugiando sul da farsi. “Si sta così bene” pensai, “Non c’è fretta di ...”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La frase mi si strozzò in gola. D’un
tratto, l’universo intorno iniziò a tremare: percepivo ogni singola scossa, tra
respiri a intermittenza intravidi un filo di luce che, col passare dei secondi,
divenne un fascio sempre più consistente. Passai dalla penombra alla nitidezza di
lampade al neon, catapultata sotto i riflettori di un
palcoscenico. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ululante e ricoperta di sangue, esordii
con una coreografia di saluto dedicata alla prima platea della Vita. Abbracciai
mamma tra le sfumature dell’alba, senza sapere quale sarebbe stato il mio nome.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Si era invaghita, anni prima, di un
esile giovanotto dalla capigliatura rada, impreziosita da riflessi dorati, che alla
luce del sole accendevano i contorni del viso tondeggiante. Fu il suo sguardo a
ipnotizzarla: occhi blu, come zaffiri del Kashmir, la trascinarono nella stanza
dei desideri senza chiedere permesso. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ottava di dieci figli, Aurora venne
al mondo in una umile dimora di campagna, accolta dall’indifferenza del padre,
che bramava la nascita di un maschio. </span><br />
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“Le femmine portano solo disgrazie e non
hanno braccia abbastanza forti per lavorare nei campi”, sbottò lasciandosi alle
spalle la camera da letto adibita ad ostetricia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ben presto, però, il contadino
dal cuore di pietra dovette fare i conti con una figlia ambiziosa, seppur
servizievole e rispettosa. Aurora aveva sete di conoscenza. A scuola riuscì a
distinguersi per diligenza e capacità d’apprendimento, qualità che la
sospinsero al traguardo della maturità da ragioniera.<o:p></o:p></span></div>
<div style="border: currentColor; mso-border-bottom-alt: solid windowtext .75pt; mso-element: para-border-div; padding: 0cm 0cm 1pt;">
<div class="MsoNormal" style="border: currentColor; mso-border-bottom-alt: solid windowtext .75pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 1.0pt 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Un nome può fare la differenza.
Può segnare il tuo cammino per sempre, può ricordarti chi sei e da dove vieni,
può ricordarlo allo stesso modo agli altri, con una fastidiosa veemenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">L’alba del 30 marzo 1983, fu
un’alba diversa dal solito: ero venuta al mondo intorno alle 5 del mattino (un
orario che nessuno ricorda con precisione), nel giorno del Mercoledì Santo,
mentre i fedeli si accingevano a rivivere la passione di Cristo, trepidanti e
certi della sua Resurrezione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Dai finestroni dell’ospedale si
poteva godere dell’insolito spettacolo offerto dal cielo, una tela
impressionista dipinta con tonalità scarlatte, intervallate dal marrone e
dall’arancio. Era un cielo sanguigno, in perfetta sintonia con il sentimento
religioso di quei giorni: dall’alto pioveva terra rossa, sabbia che si posò
sulle strade del Salento creando una sottile coltre, per poi essere spazzata
via dal vento nelle ore seguenti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Lacrime di gioia, pensai. L’intera
famiglia avrebbe saputo della mia nascita di lì a poco dalla voce di mio padre.
Il messaggero raggiunse in auto la casa dei nonni materni in paese per
comunicare la notizia. Avevano già dei nipoti: ad occhio e croce, sarei stata
la undicesima.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“E’ nata. E’ in perfetta salute”
annunciò mio padre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“Un altro dono di Dio” commentò
la nonna, incrociando le mani sotto il petto.<o:p></o:p></span></div>
<div style="border: currentColor; mso-border-bottom-alt: solid windowtext .75pt; mso-element: para-border-div; padding: 0cm 0cm 1pt;">
<div class="MsoNormal" style="border: currentColor; mso-border-bottom-alt: solid windowtext .75pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 1.0pt 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il reparto di neonatologia era
una martellante jam session di pianti e singhiozzi. I parenti arrivavano alla
spicciolata per fare la mia conoscenza, proponendo alla neo-mamma un nome
diverso rispetto a quelli immaginati durante la gravidanza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“Chiamala Maria Pia, come tua
madre”, le suggerì una cugina. “Ne sarebbe contenta”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“Non saprei… mamma non è legata
a queste tradizioni” ribatté mia madre con un filo di voce.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“Perché no? E’ un nome
bellissimo, le si addice molto”, incalzò la suggeritrice.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Maria Pia. Me lo scrisse
l’infermiera sul braccialetto con inchiostro indelebile. Il nome composto che
tutti, negli anni seguenti, avrebbero modificato a loro piacimento, storpiato,
accorciato, vezzeggiato e reinventato, nel bene e nel male. Pia, Pipetta,
Pinuccia, Mari Pirla, Piotta, Pera, Perazza, Maria Pina, Pay, Meri Pai, e
l’immancabile M. Pia (Emme Punto Pia).<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“Cazzo! Mi chiamo Maria Pia, ficcatevelo nella testa”. </span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-54670725716736900972014-05-22T07:57:00.000-07:002014-05-22T08:25:26.600-07:00ESILIATA A BRINDISI, “BENVENUTA POPPITA”<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga5mOl3ge0Kwie9vwgsTYvYM3Z-zKQqxQNbfhfx3wrok0T2feK5cx4lwLZznD2eraMosNjDv7S054iZU4592dDoQWFKtwaUkv9uAzjtny_xyTsa7IEFqpNVEmXraxIc8CP04JiZanv4uk/s1600/Brindisi2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga5mOl3ge0Kwie9vwgsTYvYM3Z-zKQqxQNbfhfx3wrok0T2feK5cx4lwLZznD2eraMosNjDv7S054iZU4592dDoQWFKtwaUkv9uAzjtny_xyTsa7IEFqpNVEmXraxIc8CP04JiZanv4uk/s1600/Brindisi2.jpg" height="261" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Sbarcai
a “Marlboro city” una mattina di marzo, a bordo di un Maserati grigio
metallizzato,</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">pilotato dal direttore del tg, giovane talentuoso che, di lì a
poco, sarebbe approdato alla corte di
Bruno Vespa. Sfrecciammo sulla Lecce-Brindisi, tra chicane e rettilinei, alla velocità di 200 km orari, senza neppure
un pit-stop, con il sottofondo del mio cuore che galoppava dalla paura di
rimanerci secchi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Nonostante
la folle corsa, arrivammo sani e salvi nel capoluogo messapico, che ebbi modo
di conoscere anni prima attraverso sporadiche incursioni turistiche, rese
possibili dalle potenti locomotive di Trenitalia. Presi l’ascensore che mi
condusse al quarto piano: la redazione di Brindisi era la miniatura della sede
centrale. Stessi colori, stessa architettura dello studio televisivo, ma in
scala ridotta. Mi feci il segno della croce e strinsi la mano ai miei nuovi compagni d’avventura: avremmo lavorato gomito a gomito per quattro anni, nella buona e nella cattiva
sorte.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Mi
accolsero apostrofandomi nel modo in cui tutti i brindisini fanno con i
leccesi: “pòppita”. Colpevole di essere cresciuta <i>post-oppidum</i>, vale a dire oltre il confine segnato dalle mura della
città. Un termine dispregiativo, usato per identificare i forestieri provenienti dal
Sud del Sud, considerati incivili e campagnoli. La pòppita, 25enne e dal sangue
giallorosso, con un recente passato da stagista, era stata appena “promossa” ad aspirante giornalista televisiva.
Sgobba, ragazzina, sgobba!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">I
colleghi brindisini, loro malgrado, impararono a convivere con la pischella di Trepuzzi,
ridente cittadina dell’hinterland leccese. Dal canto mio, pur di uscire indenne
dalle fauci di <i>Filia Solis</i>, l’amata
terra di Federico II, fui costretta a mascherare il mio accento salentino,
almeno per i primi mesi. Bandite le seguenti vocali: “e-u”, ero a
Brindisi, l’area geografica in cui tutte
le parole finiscono per i. <i>Marammei</i>! </span><br />
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Optai per un italiano senza inflessioni di alcun tipo, quello che, per lo
stupore di tutti, sfoggiavo con una scioltezza di plastica durante i tg confezionati
perennemente con l’acqua alla gola, in barba alle insidie della concorrenza, in
barba all’assenza di fogli A4, agli infarti improvvisi di stampante e pc, agli
stati febbrili di registi e cameraman, e all’esaurimento (nervoso)
dell’inchiostro. </span><br />
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Prima regola della tv: c’è sempre un imprevisto prima di
andare in onda. Il nostro pane era la frenesia, abituati a correre da una parte
all’altra. Io in primis, la “piccenna”, come venni ribattezzata affettuosamente
dalle giunoniche Lucie, caporedattrice e vice, con un decolleté in grado di sotterrare
l’autostima di qualsiasi donna nata con la seconda, scarsa. Nella redazione ero
il jolly, l’ultima arrivata, e quindi l’arancia da spremere fino all’ultimo
atomo di polpa. Ero la ragazza delle emergenze, delle notizie da ultima pagina,
o se serviva da apertura, quella da mandare in giro per le interviste tra il
serio e il faceto lungo Corso Umberto. E’ il bello della gavetta, signori! Nei
limiti della decenza e della moralità, si è disposti a tutto pur di ritagliarsi
un posticino in ambito professionale. </span><br />
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ma c’è di più: sono stata persino il
tom-tom personale di Piero C., leggenda vivente delle riprese televisive in
diagonale, il cameraman che non seppe mai individuare la posizione del
municipio di Brindisi, né distinguere Lucia Senior da Lucia Junior, colui che
si alzò in piena notte (nella leggendaria casa di <b>Monteroni)</b> trascinando il figlio con sé per recarsi a lavoro per il
turno delle 18-23. Ritrovò il senno e la cognizione temporale quand’era troppo
tardi, in prossimità dello svincolo per <b>Torchiarolo</b>. </span><br />
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Piero ha sempre avuto un “fiuto particolare” per i casi di cronaca nera: tra
una sigaretta e l’altra discettava amabilmente di omicidi e rapine, indossando
i panni dell’infallibile “commissario Locisto”. Dopo il ritrovamento del
cadavere della povera Sarah Scazzi, ci stupì con una personalissima
ricostruzione del delitto di Avetrana, ricostruzione che riuscì a far impallidire
le 8 versioni di Michele Misseri.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Piero
è sempre stato dentro la notizia, cavalcando l’onda dell’attualità da prima
pagina, con il piglio da operatore cinico e “poco attento” ai dispiaceri
generati dalla cronaca nera. La tv, per Piero, è come un campo di battaglia, da
vivere in prima linea. </span><span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Poche
lacrime e molto coraggio. Con una conseguente comicità sulla platea dei colleghi, che tuttora ne narrano le eroiche gesta.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Nel
rutilante mondo dell’informazione, il palinsesto ha inizio con il rituale
della rassegna stampa, una tortura inflitta al sonnecchiante Morfeo un paio di
volte a settimana. Il che significava sveglia alle 5.45 e di corsa in macchina,
alle prime luci dell’alba. Quindi l’incontro con il giornalaio (lo spacciatore dei quotidiani - da sottolineare muniti
di evidenziatore) che si ostinava a salutarci con nomignoli dalla spiccata derivazione televisiva: Telerumba, Telerambo, Teleroma, etc. Non era
forse sufficiente il celebre “Teletrama”, coniato dalla simpatica canaglia di
Nichi? Evidentemente no. L’edicolante si divertiva a storpiare il nome di
Telerama, provava un sottile piacere nel vederci al suo cospetto, già stanchi
alle 6.30 del mattino, o alle 9 di una domenica qualunque, giorno deputato al
riposo. Degli altri.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Al
termine della rassegna e del collegamento con Lecce, la cronaca cittadina si consumava tra piazza Cairoli e il Lungomare
Regina Margherita, saltando da un consiglio comunale a un convegno in
Confindustria, passando per la conferenza organizzata dal sindacalista del
piano di sopra. All’ordine del giorno non mancavano le battaglie ambientaliste
e le baruffe politiche, qualche rapina sfociata in sparatoria, e le gloriose
imprese della squadra di basket. </span><br />
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Brindisi, città affascinante e ricca di contraddizioni,
riflessa nell’azzurro del mare, osservava in silenzio, in cima alla colonna della Scalinata Virgiliana.</span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span><br />
<span style="color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Dedicato a Lucia & Lucia, Sonia, Antonio,
Cristina, Salvatore & Salvatore, Giovanni, Michele, Luigi, Marco, Piero, Vincenzo. <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-16512499453225773882014-05-20T08:02:00.000-07:002019-03-14T13:37:02.542-07:00NATE SOTTO IL SEGNO DELLA ZITELLA<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi23Qpy49Dz01xfX_WbxIAfLOEVZwkm4COFNFSNRtUEZmEPCFa9IjJJbYKMLNAfbbUo0QlSqxypUIXGctvlzDt8WYO3C0m06b5KOT6n5lr1UekRUqgtpo7nToB5GLluvo3XFGOtmaP-uvs/s1600/amiche.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi23Qpy49Dz01xfX_WbxIAfLOEVZwkm4COFNFSNRtUEZmEPCFa9IjJJbYKMLNAfbbUo0QlSqxypUIXGctvlzDt8WYO3C0m06b5KOT6n5lr1UekRUqgtpo7nToB5GLluvo3XFGOtmaP-uvs/s1600/amiche.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Si avvisano i gentili lettori che quanto segue è dettato da</span><span style="color: #0b5394; font-family: verdana, sans-serif; font-size: large;">ll'ironia.</span><br />
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">“San Nicola, fa che non rimanga
zitella come mia zia! San Nicola, fa che le mie amiche trovino marito e diano alla luce un
paio di marmocchi a testa! Ti prego, San Nicola, prometto solennemente di
rispettare gli assurdi dogmi imposti dal cattolicesimo, che non sto qui ad
elencare. Per essere più convincente, se lo desideri, verrò a pregare in chiesa
ai piedi della tua statua ogni domenica d’agosto, mentre il resto degli umani è
a mollo nelle acque cristalline di San Gregorio, tuo nemico giurato. Ti
supplico, ti scongiuro… San Nicola, sii clemente, abbi pietà di noi”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Mi svegliai in piena notte in un
bagno di sudori, mentre dalle mie labbra fuoriusciva un filo di voce implorante
il Santo. Ero al brusco risveglio da un incubo seriale che mi perseguitava da
tempo, disturbando impunemente il mio sacro riposo. Sinuose figure femminili dalle fattezze di Eva Kant si impossessavano dei nostri uomini, lasciandoci sole, in eterno. Spalancai gli occhi e
afferrai il bicchiere lasciato sul comodino la sera prima, tracannando acqua al
pari di una dozzina di cicchetti dell’amore sormontati da riccioli di panna,
come quelli gustati anni addietro al bancone del mitico Est Cafè, ritrovo per
universitari alla disperata ricerca del senso della vita. Le mie amiche,
invece, cercavano in tutti i modi di cancellare dalla carta d’identità il
marchio dell’infelicità, quell’aggettivo infamante che rendeva la loro esistenza
vacua e triste. Non c’è offesa peggiore che dire a una donna “sei una povera NUBILE”.
Alias zitella, il contrario di colei che con un gioco di prestigio convola a
giuste nozze nell’arco di 3-5 mesi, non prima di aver ricevuto dal malcapitato
un anello tempestato di diamanti. L’inesorabile scorrere del tempo,
superato il traguardo dei 30 anni, ha le sembianze di un trapano che perfora
l’animo, lasciandolo sfinito in un cassonetto dei rifiuti, soprattutto se
mentre canti sotto la doccia sogni i fiori d’arancio, la marcia nuziale e una
pioggia di riso e confetti col ripieno alla vaniglia. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO6vdph8cRITAnYzE7zDQaualevCiXQO8aV_phgmYhdhZ6IFcEeHOUKyz-vZ6KGoHTNuK53gDSQ0YoucQ_GXWTToIPH-8As2tXUKMGttzT9yyHgvq4xtBNNsIK5wVcI37q5Lakxg22Fn0/s1600/san.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO6vdph8cRITAnYzE7zDQaualevCiXQO8aV_phgmYhdhZ6IFcEeHOUKyz-vZ6KGoHTNuK53gDSQ0YoucQ_GXWTToIPH-8As2tXUKMGttzT9yyHgvq4xtBNNsIK5wVcI37q5Lakxg22Fn0/s1600/san.jpg" width="210" /></span></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ho conosciuto la leggenda di San
Nicola nel corso dei preparativi di <a href="https://www.youtube.com/watch?v=dJzHbZly2jw" target="_blank">una puntata di “Salento d’amare”</a>, programma
televisivo dedicato alle tradizioni e alle peculiarità della Terra d’Otranto.
Tra diavoli, streghe ed eroici guerrieri, talvolta mi sono imbattuta nelle
oscure agiografie di Santi nostrani, venerati dai fedeli nei secoli dei secoli.
Spesso la devozione valica il confine dell’intimismo, trasformandosi in
condivisione, ben oltre la preghiera. Nel Sud Italia, rendiamo grazie ai Santi
facendo festa. Al calar del sole, dopo lunghe processioni che attraversano i
borghi come serpenti tra gli ulivi, si dà fuoco alle polveri: le luminarie si
accendono incorniciando la banda dei musicanti, le case si svuotano e le
bancarelle, traboccanti di <i>scapece</i> e mostaccioli, diventano rifugio di bambini
paffuti, avidi di dolciumi e cianfrusaglie.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La città di Maglie celebra il
Vescovo di Mira nella prima decade di maggio. Lo elesse Santo patrono nel
lontano 1807, quando le sue immortali spoglie furono trafugate dal Medioriente
fino a Bari. Secondo gli agiografi, Nicola fu di una generosità proverbiale:
impedì a un ricco signorotto decaduto di avviare alla prostituzione le sue tre
figlie. Le difficoltà economiche dell’epoca avrebbero impedito alle fanciulle
di arrivare sull’altare, ma il Santo entrò di soppiatto nell’abitazione per tre
notti di seguito dispensando tre sacchi di monete sonanti. Un bel gruzzolo, capace di far gola a qualunque uomo in odor di matrimonio. Persino il sommo
Dante cita l’episodio delle monete nella Divina Commedia, per bocca di Ugo
Capeto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Lo status di zitella era dunque
ritenuto un castigo inflitto dalla provvidenza, ma una simile interpretazione
non andava a genio al poeta neretino che, all'alba del XX secolo, scrisse i versi di “<a href="http://www.fondazioneterradotranto.it/2013/05/23/meglio-morire-zitella/" target="_blank">Malidittu l’amore</a>”. Francesco Castrignanò descrive le zitelle come bianche e dorate
farfalle che svolazzano da un fiore all’altro. “Con me non c’è nessuno che si
innamori, forse morirò zitella” suppone il poeta. Ma forse, care ragazze, è
meglio così. “L’amore è maledetto - avverte lo scrittore - e i figli accrescono
le pene”.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3F2HilFVq0kcJf2JWhAb7RYJUeFUIgzNtzlKw-NrJYN16bq4QLJyaEHacXK7MGS-SUiIoPGiPjkOiSj4aPMBnEIG5lEAPjjrHtlJnOCy9yfea18UQ50YLARfii6qK7A8kM6Bx20th2ag/s1600/foto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3F2HilFVq0kcJf2JWhAb7RYJUeFUIgzNtzlKw-NrJYN16bq4QLJyaEHacXK7MGS-SUiIoPGiPjkOiSj4aPMBnEIG5lEAPjjrHtlJnOCy9yfea18UQ50YLARfii6qK7A8kM6Bx20th2ag/s1600/foto.jpg" width="162" /></a></span></div>
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Se invece agognate l’abito
bianco, non resta che rivolgervi a San Nicola, proprio come avveniva in passato
nel Salento. Vi svelo la formula magica: “Santu Nicola miu, se nu me mariti, paternosci de mie nu ne spettare”.
E vissero felici e zitelle!</span><o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-25918421097928582522014-05-20T02:27:00.001-07:002016-10-22T03:23:14.997-07:00SOPRAVVISSUTI A CASALABATE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgqKxavbRiUWYTWylOf82HphUlKUdH8dohpEk5khKPUSh5FMUt0xtWgT6SDwbUF88ERQ2kKCKzF2SlFVXjTVJQ7iYJHbAaM4U1rKOPSUjFo5AJwuDP7RCoSWPj0Mge9YmV69EuMWcNYEk/s1600/IO.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgqKxavbRiUWYTWylOf82HphUlKUdH8dohpEk5khKPUSh5FMUt0xtWgT6SDwbUF88ERQ2kKCKzF2SlFVXjTVJQ7iYJHbAaM4U1rKOPSUjFo5AJwuDP7RCoSWPj0Mge9YmV69EuMWcNYEk/s1600/IO.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il sole ha deciso di riprendersi la scena, squarciando quel
fastidioso velo grigio che aleggiava da settimane sulle nostre teste,
nonostante l'arrivo di maggio. I suoi raggi filtrano tiepidi dalla finestra,
creando un caleidoscopio di colori tra le suppellettili di cristallo che
popolano l'antico mobile ereditato dalla casa dei nonni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Intorno, un religioso silenzio, interrotto soltanto dalla scia di
qualche auto in corsa verso la frenesia quotidiana. Sul patio osservo il
brulicare di vita animale e vegetale, respiro a fondo l'aria frizzante delle
sette del mattino, intrisa di aromi primaverili. Tra qualche ora la mia pelle
avvertirà il tepore che preannuncia l'estate. Chiudo gli occhi e ricordo.
Ricordo la spiaggia dell'infanzia e dell'adolescenza, il mare che ci scrutava
imperturbabile tra le peripezie acrobatiche di tuffi e capriole, salvo poi
sfidarci con l'irruenza delle sue onde.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La casa delle vacanze, per gli squattrinati come noi, ha sempre
rappresentato un miraggio: la mia banda rientrava nella schiera dei pendolari.
Uniti nella cattiva sorte da un unico motto, divenuto mantra:
"Accontentati di ciò che hai, e così sia".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">All'epoca, tra i nostri averi figuravano una Ritmo, una 500
vecchio tipo, una Panda celeste col cofano bruciacchiato, e una Seat Ibiza, gli
unici mezzi di trasporto posseduti dalla sciagurata stirpe cui appartengo.
Macinini che miracolosamente si trasformavano in scuolabus estivi alla
conquista della costa adriatica. Proprio così. Era questo il piano che per anni
misero in atto le sorelle De Lorenzis, madri scrupolose in tutti i frangenti,
tranne uno: quello delle gite al mare. Scirocco o tramontana, di prima mattina
caricavano i propri pargoli a bordo delle famigerate auto, alla stregua di
sardine in scatola o come buoi stipati in un treno merci. Nel tragitto verso
Casalabate, io e i miei cugini grondavamo di sudore, appiccicati gli uni agli
altri, dagli arti superiori fino alle caviglie. Avrei aperto volentieri lo
sportello per fare accomodare <i>on the road </i>uno degli adorati consanguinei, uno a
caso, pur di godere di qualche grammo d’ossigeno in più, ma la mia
fama da brava bambina mi faceva puntualmente desistere. E così il sacrificio di
massa si ripeteva per 22 kilometri, fra andata e ritorno, ogni qualvolta le
nostre accompagnatrici decidessero di trascorrere mezza giornata sulla spiaggia
di Casalabate, la porta del Salento, per lungo tempo abbandonata all'oblio dei
leccesi, cultori di San Cataldo e Torre Chianca. Poi, per <st1:personname productid="la Cenerentola" w:st="on">la "Cenerentola</st1:personname>
dell'Adriatico" arrivò il giorno della rivincita grazie agli indomiti cavalieri di
Trepuzzi e Squinzano, che la riscattarono a colpi di referendum. L'orfanella
riabbracciò i suoi genitori naturali, salutando per sempre Lecce, la matrigna
snob e senza cuore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Casalabate si odia o si ama. Chi ha avuto la s-fortuna di nascere
nei dintorni, non ha conosciuto altre località balneari fino alla maggiore età.
Con l’invidia nei confronti dei bagnanti di Porto Cesareo e Torre dell’Orso,
siamo cresciuti a un soffio dal mostro di Cerano, che da bambina osservavo
incuriosita durante l’edificazione di castelli di sabbia. Cerano ha l’aspetto
di un presagio che si allontana o si avvicina a seconda della direzione del
vento; è uno spettro che si dissolve dietro il muro della foschia, per poi
riapparire in tutta la sua inquietudine.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Mi sono sempre chiesta cosa fosse quel
cilindro allungato dal quale uscivano nuvole di fumo. Col passare del tempo ho
risolto l’enigma: si tratta della ciminiera di una delle centrali
termoelettriche più inquinanti d’Europa, di proprietà dell’Enel. Anche se, per
un breve periodo, provarono ad ingannarmi con la storiella del parco-giochi.
Enel ha dato lavoro a migliaia di persone delle province di Brindisi e Lecce,
tra cui mio zio, che un giorno mi portò a visitare il maestoso impianto, dotato
di spazi verdi e di un’area relax pensata per i figli degli operai. Cerano non
è solo carbone: sa offrire momenti di divertimento, mentre qualcuno è impegnato
a nascondere sotto il tappeto la polvere nera che si posa come rugiada sulle
case e sulle coltivazioni a ridosso del nastro trasportatore. Negli anni ‘80
Lido Cerano rappresentava uno degli scorci più esclusivi del litorale sud
brindisino. Poi, nel 1992, fu eretta la centrale “Federico II”. E la mia
Casalabate cambiò volto. Il panorama fu deturpato, per sempre. L’aria che
respiriamo inquinata, senza possibilità d’appello. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Quando la rabbia bussa alla mia porta,
inforco gli occhiali da sole, salgo in macchina e mi affido alle carezze del
mare di Casalabate. </span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></div>
<span style="color: #0b5394;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7330832149689383496.post-23055405607946044812014-05-19T06:45:00.000-07:002014-05-20T03:31:51.082-07:00IL DIRETTORE DEL CIRCO MEDIATICO<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2F95Ty0w1zN59Cs_V4-s5cnRcncjI_-AqUbKJJtuVfC1rhVhcLG_WEFjqGS5vwgemVPejwDsM3if6KZpoi3KwbLQ0k2kaW6rP9sS_bwlNYOup86kg-ZfXDI6-tQWfGehf_0wFn0HEXhU/s1600/dir.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2F95Ty0w1zN59Cs_V4-s5cnRcncjI_-AqUbKJJtuVfC1rhVhcLG_WEFjqGS5vwgemVPejwDsM3if6KZpoi3KwbLQ0k2kaW6rP9sS_bwlNYOup86kg-ZfXDI6-tQWfGehf_0wFn0HEXhU/s1600/dir.jpg" height="215" width="320" /></a></div>
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il direttore aveva un aspetto
insignificante. Uomo minuto, dallo sguardo strizzato, pochi capelli in testa e
un’apparente arroganza che usava come scudo contro il mondo intero. La vita lo
aveva messo con le spalle al muro, per questo la sua missione era la vendetta.
Con le parole o con i fatti, anche se i suoi risultati non sarebbero mai stati
degni di nota. Leo riusciva a mala pena a farsi rispettare dal resto della
redazione e veniva bollato come un imbecille senza spina dorsale dal grande
Capo. Il Presidente in persona: B.B., temuto e riverito.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Mi fece accomodare su una
poltroncina nera, nella quale sprofondai goffamente, fasciata in un tailleur
gessato, acquistato per la laurea in Scienze della Comunicazione (che errore! la
facoltà e pure la scelta del tailleur). Consegnai nelle sue mani il curriculum,
ricevendo in cambio un sorriso sarcastico, sottotitolato: “Questa è carta
straccia”. Timidamente iniziai a raccontare le mie aspirazioni e la mia
passione per la scrittura, ma dall’alto della sua sgarbata “superiorità” mi
interruppe pochi secondi dopo. “Ma che è sta voce?” tuonò l’uomo dall’attitudine
di un coleottero, nel suo slang a metà strada tra il salentino e il romanesco.
L’aver vissuto alcuni anni nella capitale lo rendeva tronfio, anche quando
sciorinava nozioni di dizione, condite da residui di carbonara. “E tu vorresti
fare la giornalista televisiva con questa voce?” incalzò senza la minima pietà,
sfoderando un ghigno compiaciuto. “Neppure se scrivessi come Dante potresti
avere speranza”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #0b5394; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Stop. Addio sogni di gloria!
Bruciati in un attimo da uno pseudo-giornalista con il timbro da speaker
radiofonico anni ’80. Caldo, ma antiquato. Dall’uomo che, come avrei scoperto
nei mesi successivi, aveva l’abitudine di aggirarsi per i corridoi di <i>TeleSette </i>fingendo di parlare al cellulare, nel tentativo di darsi delle arie e risultare
credibile agli occhi dei suoi “sudditi” ribelli. </span><o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<h3>
<span style="background-color: white; color: #0b5394;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Il lecchinaggio, a dire il vero, era una pratica diffusa tra cameraman e giornalisti esclusivamente al cospetto dell'effettivo detentore dello scettro, l’altissimo e magnificentissimo B.B., Leo,
al contrario, era un soggetto da sbeffeggiare vis-à-vis, tra le righe, o </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">nella
stanza accanto tra un gossip e l’altro, protetti dalla sinfonia delle tastiere.
Quando faceva capolino all’improvviso, col suo passo felpato, da agente 007, il
discorso sterzava sul blitz dei Carabinieri o sullo scandalo dell’Onorevole Ics.
Lui controllava, aveva la mania di controllare, di sentire tra le sue mani il
giocattolo del potere, un potere che nessuno in realtà gli avrebbe mai
conferito. Povero diavolo, che pena mi faceva! Ha macinato kilometri nella sede
della tivvù, intento a dirigere il nulla, incapace persino di abbozzare una
scaletta del notiziario, ma creativo fino al punto da disegnare il logo per la
celebre maratona sportiva che ogni anno riuniva il popolo pugliese sotto il
vessillo della "Grande Famiglia".</span></span></h3>
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