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giovedì 5 febbraio 2015

L'ALTRA SPONDA DELL'ADRIATICO

L’odore del giaciglio su cui trascorse la notte lo tenne ancorato alla terra natìa con la stessa intensità di un cordone ombelicale. In quei fili di paglia era impregnata l’essenza delle montagne che mai avrebbe potuto dimenticare. Dall’altra sponda dell’Adriatico, molti anni dopo, Josif imparò a distinguere ogni singola cima tra una catena di profili evanescenti.

La notte degli addii fu insonne e infinita, sebbene la stanchezza fermasse il respiro. Josif e la sua famiglia camminarono a lungo prima di trovare rifugio in un vecchio capanno disabitato. Avevano abbandonato la casa di Elbasan  giorni prima per intraprendere il sentiero della salvezza, dopo essere stati ridotti in miseria da un impietoso regime dittatoriale. Nell’ultimo mezzo secolo, lo Stato aveva costretto il Paese delle Aquile in una gabbia di ferro, isolandolo dal resto del mondo.

Josif aveva 13 anni quando nel 1991 iniziò a correre verso la libertà. Al suo fianco c’era l’ombra di Dimitri, l’esile bambino cresciuto nella fattoria accanto, rimasto orfano nel 1989 subito dopo la caduta del muro di Berlino. Le vallate dell’Albania costituivano oramai l’ultima roccaforte del regime comunista, le cui fondamenta erano pronte a franare rovinosamente.

Quella notte Josif recitò le sue preghiere a bocca socchiusa. Un profondo squarcio nel tetto di legno lasciava filtrare il chiarore siderale. Assiepata sotto le stelle, la famiglia Laze si preparò a rivoluzionare la propria esistenza. Il cammino indicato dal cielo era nebuloso e pieno di incognite. Nelle tenebre balenavano come falene sguardi e silenzi, fino a che non sopraggiunse l’alba ad irrorare di riflessi viola e turchese il paesaggio circostante.

Gavril, il capofamiglia, aveva lavorato sodo una vita intera, prendendo esempio dagli adulti della sua tribù, uomini dalle spalle larghe e dalla testa dura come quella di un mulo: ogni notte intorno alle tre, si alzava in punta di piedi per nascondere una moneta in un luogo segreto della casa; contravvenendo alle regole della dittatura, era riuscito a mettere da parte un gruzzolo di denaro che sarebbe servito per raggiungere l’Italia. “Un giorno ti porterò a vedere la città eterna” ripeteva da tempo Gavril alla sua secondogenita, Miriam. Una bimba con occhi profondi, accentuati da sopracciglia scure che al sole brillavano come crine di cavallo.  Le piaceva fantasticare,  e al pari di altre ragazzine della sua età sognava il Bel Paese, ammaliata dalle immagini di un mini televisore in bianco e nero che trasmetteva i programmi della Rai.

“Spegni quell’apparecchio” la redarguiva puntualmente sua madre con un velo di rassegnazione. Anjeza non apprezzava lo stile italiano, a suo parere troppo frivolo e superficiale, assai lontano dai valori con cui era cresciuta: su tutti l’incrollabile fede in Dio. “Sono nata in Albania per volere divino, e nessun uomo potrà privare questo paese della speranza” ripeteva con i pugni serrati. 

Tuttavia era giunto il momento di oltrepassare il confine. “Partiamo” le aveva annunciato il marito nelle settimane che precedettero il grande esodo. “Lasciamo l’Albania per sempre. Ho messo da parte dei risparmi per la traversata via mare”. Anjeza rimase impietrita. Guardò dalla finestra e d’un tratto rivide i volti che avevano popolato la sua infanzia riaffiorare oltre i vetri. Mise quei ricordi in valigia alla rinfusa, trascinandoli con sé verso la baia di Valona.

Il barcone li attendeva sulla banchina del porto, al levar del sole. Era il giorno dell’esodo che avrebbe segnato la storia dell’Adriatico. Come una colonia di formiche, migliaia di persone si trascinavano disorientate, in attesa di imbarcarsi sui pescherecci corrosi dalla salsedine.


Miriam si aggrappò impaurita alla giacca del padre, mentre Josif indicava la rotta con la stessa sapienza di un nostromo e s’affannava a scrutare un orizzonte avaro di indizi, dietro il quale si celava il salvifico approdo: la Terra d’Otranto.

2 commenti:

  1. Brava Pia, queste storie mi sono ormai molto dentro, lo sai. Grazie.

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  2. Lo so, Sandrino... io ho dei ricordi di alcuni anni fa dai quali ho preso spunto.
    Un abbraccio e grazie per le tue letture!

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